Gli ultimi appuntamenti internazionali hanno messo bene in evidenza come l’America sia tornata a giocare quel ruolo di potenza mondiale, facendo squadra con i suoi storici alleati. Il rilancio delle principali economie mondiali, il Covid-19 e la battaglia contro i cambiamenti climatici, questi sono stati i temi principali. A conclusione del G7 e del vertice Nato, il neo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha avuto un faccia a faccia con il presidente russo Vladmir Putin. Gli schieramenti posso essere anche tradotti come un confronto tra il mondo libero e le autocrazie per la gestione dei temi prima citati.
L’Unione Europea al G7
Il G7 che si è concluso il 13 Giugno in Cornovaglia nella piccola Carbis Bay sul Mare d’Irlanda, ha accolto le sette economie mondiali più importanti (Regno Unito, Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti e Unione Europea). Primo incontro in presenza dall’inizio della pandemia, ma anche la prima visita del presidente americano Joe Biden in Europa.
Primo vertice anche per Mario Draghi, nuove premier italiano e l’ultimo per la cancelliera tedesca Angela Merkel. Il premier britannico Johnson ha esteso l’invito, per l’ultima sessione di incontri, anche a India, Australia e Corea del Sud, non a caso competitor, nell’area dell’indopacifico, della Cina, ed infine all’Onu e Oms.
Dalle conferenze stampa finali, in primis, quella del padrone di casa Johnson e quella del Premier italiano Draghi, entrambi i leader hanno dato risposte “diplomatiche” alle domande della stampa seppur incalzati dai giornalisti, con modi pacati e moderati all’idea che il vertice del G7 abbia sancito la nascita di un polo anti-Cina. Infatti il Premier britannico ha affermato che è necessario che i temi economici e le questioni globali vengano gestite con più dinamismo.
Stesso stile per quanto riguarda le dichiarazioni di Mario Draghi, che riferendosi chiaramente alla cosiddetta “minaccia cinese” ha affermato, alla conclusione del vertice, che il tema dominante è stato l’atteggiamento d’assumere dal G7, appunto, nei confronti della Cina e in generale di tutte le autocrazie che violano diritti umani, usano il lavoro forzato, fermano aerei in volo, uccidono, rapiscono e disinformano.
Temi che sono stati oggetto del summit e condivisi dagli altri leader. Per il Premier italiano l’atmosfera del G7 è stata positiva e realistica perché sono sette Paesi le cui economie vanno bene o benissimo. La ripresa economica si sta consolidando sempre di più e la campagna vaccinale prosegue in tutti i Paesi. Il presidente Biden al G7 ha voluto ricostruire le alleanze tradizionali degli USA dopo il periodo di Trump.
L’incontro con Biden è andato molto, molto bene“ ci conoscevamo da tempo ed è stato un rivedersi” queste le parole di Draghi, il quale ha sottolineato la collaborazione tra i due paesi può essere d’aiuto in varie parti del mondo, principalmente in nord Africa.
Sul versante ambiente e clima, per il premier italiano i lavori devono basarsi su tre principi fondamentali. Il primo è cooperare: l’ UE è responsabile solo per il 7% delle emissioni di Co2, stessa cifra per Usa e India, mentre la Cina per il 30%. Il secondo principio è competere: tutte le economie al tavolo hanno motivi per competere commercialmente, industrialmente e finanziariamente con la Cina.
L’argomento in discussione sono i modi che implementa il Paese del Dragone, non aderendo alle regole multilaterali, non condivide la stessa visione del mondo che hanno le democrazie. Terzo pilastro è essere franchi: cooperare sulle questioni che si condividono, ma allo stesso tempo essere franchi su quello su cui si è contrari. Certo, dal vertice esce la volontà comune dei sette di mettere la Cina di fronte a molte delle sue responsabilità globali.
La risoluzione finale, meno dura rispetto a quella proposta degli Stati Uniti, ma che ha visto comunque tutti i partecipanti del G7 concordi, è stata quella di chiedere a Pechino di cambiare metodi nei suoi territori più sensibili e di assicurare il rispetto dei Diritti Umani, delle libertà fondamentali e delle democrazie, come lo Xinjinag, Hong Kong e Tibet, e un richiamo sul rispetto della stabilità nelle acque nell’area del Mar Cinese meridionale, compresa Taiwan.
La ferma volontà di agire con ogni mezzo contro lo sfruttamento e il lavoro forzato della minoranza Uigura in Cina, ed infine una richiesta di un’indagine trasparente e tempestiva sulle origini del Covid-19. Approvata inoltre l’idea del piano lanciato dagli USA in alternativa alla Via della Seta che mette i bastoni alle ruote dell’espansione cinese verso il vecchio continente.
Il G7 e la Cina sono “forti concorrenti” in campo economico e “rivali sistemici” sul rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali. Queste sono le dichiarazioni della Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, a Euronews, a conclusione dei lavori del G7 in Cornovaglia.
Von der Leyen: “Firmiamo importante patto sul clima”. La Presidente della Commissione EU al G7 ha affermato che si impegnerà ad accelerare gli sforzi per dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030, riprendendo gli impegni assunti dall’accordo di Parigi sul clima. “A questo fine – affermano- ci siamo impegnati ad aumentare i target al 2030”. L’Unione Europea ha guidato la lotta al cambiamento climatico ai lavori del G7.
Charles Michel, presidente del consiglio europeo, ha chiesto ai partner europei di unirsi agli sforzi dell’UE sui finanziamenti sul clima per raggiungere l’obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno per i paesi in via di sviluppo.
Il G7 per gli Stati Uniti è stato una buona occasione per cercare appoggio sulla minimum tax globale del 15% che “ferma la corsa al ribasso” delle tasse. Il piano infrastrutturale in alternativa alla Via della Seta è “più equo di quello di Pechino” queste le parole di Biden nella conferenza finale del G7, mostrandosi soddisfatto per i risultati raggiunti a conclusione del vertice. Inoltre i Paesi del G7 si impegnano a vaccinare i Paesi poveri con 1 miliardo di dosi, 500 milioni solo dagli USA.
La Nato al centro della sfida sistemica della Cina
Il 14 giugno si è concluso il lavoro del vertice Nato a Bruxelles. Tema principale le Cyber minacce e ibride, le campagne di disinformazione e l’uso di tecnologie sempre più sofisticate. La più grande responsabilità dell’Alleanza è proteggere e difendere i nostri territori e le nostre popolazioni dagli attacchi e affronteremo tutte le minacce e le sfide che influiscono sulla sicurezza euro-atlantica”, si legge nella dichiarazione finale del leader Nato.
Mentre si cerca di voltare pagina dopo una delle più gravi crisi sanitarie ed economica della storia contemporanea, per il Premier italiano, è importante riconoscere come la sicurezza è un presupposto necessario per rafforzare le democrazie ed i sistemi economici e sociali. L’Italia continuerà il suo impegno alla strategia di difesa Nato, alle sue missioni e alla difesa della nazione.
“La crescente influenza della Cina e le sue politiche internazionali possono presentare sfide sistemiche che dobbiamo affrontare insieme come Alleanza”, dichiarazione a conclusione del vertice di Bruxelles. Le ambizioni della Cina presentano una sfida per l’intera Europa e per l’Alleanza. Elemento preoccupante è la politica coercitiva della Cina che va in contrasto con i valori sanciti dal Trattato di Washington. La Nato chiede che “la Cina mantenga i suoi impegni e di agire responsabilmente nel sistema internazionale, compresi i domini dello spazio, cibernetico e di quello marittimo, in linea con il suo ruolo di grande potenza”.
A dare ulteriori preoccupazioni alla Alleanza Nato e all’UE è la cooperazione militare tra Cina e Russia, le quali hanno svolto diverse esercitazioni, anche nello spazio Euro-Atlantico.
Moldavia, Ucraina e Georgia verso l’Unione Europea
Il contesto dell’Europa continentale è in continuo cambiamento. Il 17 maggio i ministri degli Esteri della Moldavia, dell’Ucraina e della Georgia, a Kiev hanno discusso del loro percorso di adesione all’Unione Europea. In questo incontro è nato un accordo di cooperazione tra le ex Repubbliche sovietiche che intendono tracciare un percorso di riforme e modernizzazione dei rispettivi Paesi per favorire l’integrazione europea.
Questo accordo è stato un forte segnale, sia per l’UE che per Mosca, di continuità del processo di riforme finalizzato, per l’appunto, all’ingresso dell’Unione Europea, e di coordinare i propri sforzi con il Partenariato orientale (che comprende Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Armenia, Georgia e Azerbaijan) il programma di associazione europeo che fa parte della Politica europea di vicinato (PEV).
I paesi promotori di questo accordo spingono da tempo per una cooperazione, sempre più forte, con l’Europa. Ciò nonostante Bruxelles ha sempre cercato una linea più morbida, per non creare tensioni con gli altri Stati del Partenariato. Infatti gli altri tre paesi del Partenariato Orientale non hanno le stesse mire dei tre paesi prima citati. Paesi come l’Armenia e la Bielorussia fanno parte dell’Unione Economica Euroasiatica (UEE) presieduta dalla Russia. Per quanto riguarda l’Azerbaijan ha stretto rapporti con la Turchia, tenendosi lontana sia dagli USA che dalla Russia.
Però bisogna evidenziare che le pressioni di Mosca sul confine ucraino, le proteste interne in Bielorussia, la crisi politica in Georgia influenzano le posizioni di Bruxelles, la quale sa benissimo che l’adesione di Moldavia, Ucraina e Georgia porterà ulteriori tensioni con la Russia.
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