L’Italia attiva il golden-power per bloccare la Francia

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l’Unione Europa sta rivedendo la sua architettura di difesa. La Francia sin da subito si è impegnata per dare centralità alle istituzioni comunitarie per un’autonomia strategica europea. Ma il persistere di alcune divisioni non permettono di avere unitarietà. Recentemente il governo italiano ha varato il golden-power per impedire l’acquisizione di Microtecnica da parte di Safran. (azienda francese). Dietro a questa mossa ci potrebbe essere la volontà di difendere l’Italia come partner “atlantico” della Difesa a scapito di una linea europea. Questa mossa sottolinea come la scelta fatta sia per dare priorità all’asse atlantico (NATO) sul fronte della sicurezza nazionale, anziché a quello europeo.
L’affare Microtecnica-Safran tra sicurezza nazionale e strategie di sicurezza
Microtecnica è un’azienda torinese produttrice di elettronica e componenti aeronautici fondata nel 1929 e attualmente fa parte di Collins Aerospace, la quale è controllata a sua volta di Raytheon, società statunitense, una tra le maggiori fornitrici di prodotti per la difesa e una dei cinque principali appaltatori americani del Pentagono.
Roma attivando il golden power ha respinto l’operazione di acquisto da 1,8 miliardi di dollari da parte del gruppo francese Safran, (di cui il maggiore azionista è il governo francese con una quota pari all’11,2%) che secondo il governo italiano, nell’accordo preliminare, c’erano preoccupazioni sui posti di lavoro in Italia e non c’erano sufficienti garanzie per il mantenimento della produzione in loco. Il programma “Eurofighter e Tornando” a cui Microtecnica fornisce componenti chiave per la catena del valore dei caccia, non coinvolge la Francia, infatti i caccia vendono realizzati solo in Italia, Regno Unito e Germania.
Quella del dossier Microtecnica-Safran è una delle partite che si giocano sul delicato filo politico-industriale dei programmi sui caccia, e dei loro sistemi, di sesta generazione, che vede due programmi diversi, uno è il GCAP (ITA-UK-JAP) e l’altro è il FCAS (FRA-GER) di cui non si può escludere la rivalità. Roma prima di procedere con il golden power ha consultato Berlino. Quest’ultima è azionista anche del FCAS insieme a Parigi, ma pare voglia lasciare lo sviluppo dei caccia francesi per concentrarsi di più sui Global Combat Air Program (GCAP) dove Leonardo è un partner strategico insieme alla britannica BAE Systems e alla giapponese Mitsubishi Heavy Industries.
La mossa del governo italiano, da un punto di vista politico, è un fatto raro perché si esercita il Golden power nei confronti di una società europea, la quale viene definita come una sorta di minaccia avere un partner francese negli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale. Quella che si sta aprendo è una parita che riguarda la filiera industriale del futuro, dove saranno fondamentali gli aspetti tecnologici e militari.
Questa è la scelta del governo italiano di dare priorità all’asse atlantico sul fronte della sicurezza nazionale, rispetto a quello europeo, tirando dritto verso le posizioni di USA e UK per l’Europa.
Alcune fonti sostengono che questa mossa rientra anche in un contesto più grande cioè, quello di promuovere l’accordo Kkr-Tim per la gestione della rete ed i cavi sottomarini da parte del fondo statunitense.
Architettura difensiva europea
L’UE non è ancora un geo-polo, né tantomeno una federazione di stati ma è un’alleanza politico-economica che vede 27 Paesi confrontarsi su diversi temi. Per quanto riguarda difesa e politica estera, l’UE non ha la competenza perché sono materie che trattano direttamente i singoli stati. Fin quando i Paesi membri non cederanno parte della loro sovranità, le istituzioni europee rimarranno ancora in balia di definire il fine di un’Europa unita.
Ci sono intese su questioni di portata generale ma, a ben vedere, all’interno dell’UE le divisioni rimangono su questioni in ambito estero e di difesa. L’esempio della guerra in Ucraina è sufficiente per determinare la difficoltà dei Paesi membri a definire una minaccia comune, come il caso dell’Ungheria, che si astiene sempre dal condannare l’aggressione russa in ambito europeo e non ha mai preso parte alle sanzioni. Inoltre l’assenza di linee chiare sulle minacce da affrontare include anche una scarsa capacità di risposta. Per i Paesi nord orientali è la Russia la priorità da affrontare, mentre i Paesi dell’area sud-occidentale hanno come priorità l’immigrazione, l’instabilità del Nord Africa ed in Medio Oriente, ed infine il terrorismo.
Anche sulla delicata questione tra Israele ed Hamas, non è facile, per l’Unione Europea essere rapida nell’avere unitarietà su come porsi ed interagire per avere un ruolo attivo in ambito internazionale.
Ad aprile l’UE e USA hanno raggiunto un accordo per rafforzare la cooperazione transatlantica nel campo logistico ed informativo militare con limiti sulla questione dell’autonomia strategica di Bruxelles nei confronti di Washington. Tema molto caro alla Francia che spesso è stato utilizzato da Macron per esprimere posizioni più indipendenti da quelle americane e di provvedere autonomamente alla propria difesa nel caso in cui gli USA o la NATO siano impossibilitati a farlo. Un passaggio importante dell’anno scorso è stata la Conferenza di Versailles, dove si è discusso di difesa, dell’industria militare e di una politica comune su questi temi. Ma un’idea fissa di Macron è senza dubbio l’esercito europeo, il quale, secondo il leader francese, garantirebbe al vecchio continente un’autonomia capace di farle essere un attore protagonista sulla scena internazionale.
Ma il recente accordo tra EDA (European Defence Agency) e USA (Pentagono) sembra comunque un controsenso perché l’UE, in assenza di un esercito comune, ha bisogno del sostegno americano. Il Pentagono, inoltre, avrà anche una voce in capitolo nel Comitato Europeo di Standardizzazione della Difesa; questa particolarità sembra dovuta anche alla luce delle diverse posizioni dei 27 sulle priorità, infatti i Paesi che ritengono Mosca come minaccia non sostengono del tutto questa ambizione europea (francese, in particolare di Macron) ed intendono rafforzare il legame con la NATO (come il caso Polonia e l’incontro B9).
L’asse Nato in Europa
Con l’arrivo d Joe Biden alla Casa Bianca c’è stato un “ritorno” degli USA su alcune politiche che riguardano l’aspetto internazionale e come gli americani intendono stare al mondo. Il conflitto in Ucraina ha scatenato il ridisegnando delle politiche di difesa di molti stati europei, che dalla fine del secondo conflitto mondiale hanno goduto di una pace mai vista sul continente per un periodo così lungo della storia recente, grazie all’ombrello Nato.
Ma ad oggi la politica estera americana, per voce dello stesso consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, deve servire la classe media, cioè unire l’azione degli USA nel mondo al benessere dei normali cittadini americani. Gli Stati Uniti saranno anche stanchi del loro imperialismo, ma di certo non sono inclini a lasciare la leadership mondiale. Una mossa che potrebbero attuare (che pare stiano attuando) è quella di lasciare degli alfieri di qua e di là per rimanere comunque perno della scena internazionale. In Europa la Polonia, ad esempio, in questo senso è fondamentale per gli Stati Uniti e alla Nato per influenzare la politica europea.
La linea scelta di Roma, sull’accordo Kkr-Tim e Microtecnica pare sia quella di favorire l’asse atlantico rispetto a quello europeo, dove la Francia ha investito molto. L’Italia potrebbe sfruttare questo momento allineandosi con la Nato per aumentare in potenza e di conseguenza proiettarsi con più forza nel Mediterraneo, che è importante per la stabilità di Roma non dimenticando poi l’importanza per quanto riguarda i traffici commerciali, e in Europa per crescere come potenza regionale.
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