L’Europa ed il Mediterraneo. Quali possibili scenari in quest’area geografica?

L’Europa, come istituzione, dalla sua nascita si è focalizzata sempre verso est prestando poca attenzione al mar Mediterraneo. Le scelte politiche intraprese sul Mediterraneo si sono basate sul bilateralismo, le quali ricercavano interessi dei singoli Paesi e non comunitari, con conseguenze che minano la costruzione di una politica estera forte e comune improntata sulla cooperazione tra le due sponde del mare.
Quale peso avrà il Mediterraneo nel futuro?
Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito una fase di un’Europa a trazione economico-culturale di matrice franco-tedesca, ma ora si dovrebbe rivedere la sua politica e soprattutto cercando di dare maggiore spazio al Mediterraneo. La declinazione in senso franco-tedesco dell’Europa è avvenuta soprattutto attraverso una sorta di cancellazione e rimozione del Mediterraneo, ed allo stesso tempo avendo un atteggiamento coloniale nei confronti dei Paesi Mediterranei.
Tra un anno all’elezioni europee sembrerebbe opportuno tracciare quelle che potrebbero essere un nuovo manifesto per rilanciare l’Europa ed il Mediterraneo.
La guerra in Ucraina ha determinato dei cambiamenti a livello internazionale, il quale richiede un nuovo equilibrio mondiale agli occhi dei principali attori, tra cui anche l’Unione Europea.
La nascita dell’Unione Europea ha segnato la storia del vecchio continente, migliorando sotto diversi aspetti la qualità dei rapporti dei singoli stati e determinando un periodo di pace che il continente non aveva mai conosciuto. La straordinaria efficacia di un organo centrale per tutto il continente ha contribuito ad allargare la platea degli Stati membri. Infatti dalla sua nascita l’Europa si è sempre spinta verso est, soprattutto dopo la disfatta dell’URSS.
Questo ha comportato poca attenzione al Mediterraneo, che ora, invece, richiede più impegno che mai data la situazione turbolenta in Africa ed in Medio-Oriente. Questo è importante, non solo per la stabilità dell’Europa, ma anche per continuare ad avere una centralità a livello mondiale in termini di flussi economici, finanziari, commerciali e demografici, che se diminuissero a favore di nuove realtà geografiche comporterebbe una perdita di prestigio e di opportunità per l’Europa e per tutti i paesi del bacino del Mediterraneo.
Le influenze esterne che penetrano il Mediterraneo e l’Africa sono fonti di preoccupazione che dovrebbero imporre una politica estera europea improntata sulla cooperazione con l’Africa, la quale sta vivendo una transizione demografica senza precedenti, e con tutti i Paesi dell’area mediterranea. La presenza della Russia tramite la compagnia privata Wagner, della Turchia e della Cina potrebbero mettere a rischio la stabilità del vecchio continente, che con fatica risponde al fenomeno dell’immigrazione e che spesso crea conflittualità tra i Paesi membri dell’Unione.
Anche i termini di sicurezza è fondamentale per l’Europa avere una sua voce forte nel mar Mediterraneo. Già oggi vediamo la presenza russa, che sta crescendo in termini di mezzi e risorse dispiegate con la Wagner, in molti Paesi africani affiancando dittatori o sostenendo colpi di stato determinando caos e flussi migratori che colpiscono l’Europa. Inoltre i russi sono già presenti in Siria con una base navale a Tartus dal 2015 e, a gennaio di quest’anno la Russia e il governo siriano hanno riaperto una vecchia base aerea militare ad Jarrah , ad est di Aleppo.
Ed infine, per quanto riguarda l’Italia, Mosca starebbe cercando di ottenere l’accesso per le sue navi da guerra nei porti della Libia, questo lo testimonia il recente incontro tra Haftar ed il viceministro della Difesa russo Yunus-bek Yevkurov a Bengasi. Quest’incontro è il secondo in meno di un mese e potrebbe aver visto al centro dei colloqui la richiesta di assicurare l’accesso della flotta russa ai porti di Tobruk o Bengasi, mentre le navi di Mosca già accedono ai porti algerini senza però disporre di proprie installazioni.
Il “disimpegno” americano nel Mediterraneo dovuto alla forte competizione con la Cina nel Pacifico senza una sostituzione capace di generare garanzia di stabilità potrebbe avviare l’area in questione ad un centro di irradiazione dell’instabilità internazionale, col rischio di aprire un vuoto di sicurezza che, allo stato attuale, i Paesi europei non sembrano ancora preparati a gestire lasciando che la centralità europea continui il suo declino.
Quale orientamento prenderà l’Europa in merito al Mediterraneo?
Nella storia recente il Mediterraneo è stata un’area geografica che aveva il proprio baricentro politico collocato sulla sponda Nord, dove le potenze coloniali europee determinavano gli andamenti dei flussi economici, commerciali e demografici. Ora, pare si assista ad un ri-orientamento del baricentro di potere per via delle diverse influenze che condizionano la politica dei Paesi del Bacino del Mediterraneo.
Ovviamente in termini di potenza l’equilibrio è ancora sbilanciato ai Paesi della sponda Nord, ma il continuo persistere di una carenza di determinazione europea, soprattutto in Nord Africa potrebbe determinare un cambio. I recenti colpi di stato in alcuni stati africani hanno messo sotto la luce il malcontento di quelle popolazioni verso i Paesi del blocco occidentale. Non a caso in Niger durante il golpe sventolavano bandiere russe dove i mercenari della Wagner vengono considerati come dei nuovi liberatori. Quello che dovrebbe mettere in piedi l’Unione Europea è una cooperazione che dia slancio alle istituzioni comunitarie e che mettano un po’ da parte quei modi che vedano la cooperazione incentrata sul bilateralismo dei singoli stati europei con i propri partner africani.
Come già descritto prima, l’attività russa in Africa è in movimento, come quella Cinese che ha già una base navale a Gibuti (nei pressi del corno d’Africa) e si sta preparando per la costruzione di un’altra base navale in Guinea. La presenza cinese è forte in Africa, dove si notano progetti infrastrutturali per meglio sviluppare in continente nero, rifornimento di armi e sostegno diplomatico ed economico per i progetti strategici. Nel 2050 si prevede che un terzo delle industrie cinesi potrebbero essere dislocate in Africa dove i costi sono minori, e la crescente affermazione dell’istituzione dell’AfCFTA, un ente per la libera circolazione sul continente africano, seconda al mondo in termini di grandezza, rafforzerebbe il commercio rendendolo più competitivo sul mercato globale.
Le influenze esterne potrebbero fare prendere due strade:
- La prima è che l’Europa si rinnovi nel suo modo di pensare in sinergia con un’Europa mediterranea: accogliente, aperta, interconnessa. Senza muri. Ma anche lontana dagli stereotipi;
- La seconda è che l’Unione Europa non riesca a trovare una strada comune e che lasci il Mediterraneo e l’Africa alla mercé di altri attori come Turchia, Russia e Cina.
Per ora l’Europa rimane un mercato importante ma il costante declino demografico, con il crescere del malcontento generale dovuto alle difficoltà dei membri di riprendersi dal post covid-19 e dalle ripercussioni della guerra in Ucraina, potrebbe far emergere altre realtà dove è presente una crescita demografica collegata ad una crescita economica e sociale. Inoltre se l’Europa non dovesse intervenire in questi contesti, si dovrebbe pensare ad una nuova visione della Nato.
Il segretario generale Jean Stoltenberg non ha nascosto la propensione dell’alleanza di occuparsi anche del Mediterraneo. Questo perché, sia la Nato, sia l’Ue temono l’implosione della Tunisia diventata instabile politicamente, e dell’attività della Wagner che è presente in Cirenaica, Sudan, Mali e Centrafrica. Questa preoccupazione deriva anche dal fatto che l’America è sempre più assente sia nel Mediterraneo che in Africa, perché impegnata nel Pacifico a Taiwan. Inoltre, oltre alle forze russe, si aggiungono quelle della Cina, diventata potenza di riferimento per diversi Paesi africani.
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