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Il trattato del Quirinale. Nuovo asse per l’Europa?

Unione Europea | 0 commenti

“Da oggi siamo ancora più vicini”. 

Sottolinea il Presidente Draghi

L’ambizione del Trattato del Quirinale è un legame più forte tra Italia e Francia per rafforzare l’Europa attraverso una cooperazione bilaterale e una visione di futuro comune.

 “Questo Trattato sancisce l’amicizia profonda che ci unisce”.

Sostiene Macron

Il 26 novembre 2021, a Roma, è stato firmato dal Presidente francese Macron e dal Presidente Draghi, il Trattato del Quirinale. Il principio di un trattato di cooperazione bilaterale rafforzata è stato accennato per la prima volta durante il vertice italo-francese di Lione nel 2017, i lavori sono poi stati avviati nel gennaio 2018 dal Presidente della Repubblica e dell’allora Presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, sotto gli auspici del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Infatti, per quanto riguarda il lato italiano, il Trattato è stato firmato dal premier Mario Draghi, ma la sede e il nome scelti per l’atto finale del nuovo accordo riflettono l’eccezionalità delle relazioni tra Roma e Parigi pronte a superare alcuni malintesi del passato. I temi principalmente trattati prendono spunto dai alcuni punti salienti su cui si incentrava il discorso tenuto da Macron alla Sorbona nel 2017:

  • Un ritrovato asse economico-politico con la Germania;
  • L’inizio di un percorso europeo in materia di sicurezza e difesa;
  • Una tassazione sulle multinazionali o comunque contro forme di competizione fiscale dannose per Parigi;
  • Un manifesto ideale basato sulla crescita sostenibile;
  • L’allargamento dell’asse franco-tedesco a tutti quei Paesi disponibili a riconoscersi nei punti precedenti.

Il Trattato è articolato attorno a tre obiettivi: lavorare insieme a livello europeo per un’Europa sempre più compatta, democratica e sovrana, iscrivendo le nostre cooperazioni in questa prospettiva; favorire il ravvicinamento e l’integrazione delle nostre società civili, promuovendo in particolare la mobilità dei giovani; strutturare la relazione bilaterale conferendole degli orientamenti strategici e formalizzando alcuni quadri di consultazione.

Il Trattato stesso, composto da un preambolo e dodici articoli, definisce un’agenda comune sulle questioni europee e per le cooperazioni bilaterali in vari ambiti: affari esteri, sicurezza e difesa, affari europei, cooperazione economica, industriale e digitale, sviluppo sostenibile e inclusivo, spaziale, istruzione, ricerca e innovazione, cultura, giovani e società civile, cooperazione transfrontaliera.

Per ciascuno di questi ambiti, il Trattato stabilisce degli impegni per la promozione di obiettivi comuni, ad esempio a favore dello sviluppo sostenibile, l’implementazione di iniziative congiunte come in ambito educativo o delle politiche giovanili, la formalizzazione del processo di concertazione per quanto riguarda ad esempio la cooperazione transfrontaliera, in modo da forgiare un ‘’automatismo franco-italiano’’ nella maggior parte degli ambiti della nostra cooperazione. Il Trattato del Quirinale nasceva quindi con una forte connotazione europea, sicuritaria, improntato su difesa e politica estera fra due Stati che storicamente competono geo-strategicamente anche in Nord Africa e nel Mediterraneo.

Difesa e geopolitica

Un argomento che in passato aveva causato sgomento, e che ora trova un’intesa, è la gestione dei migranti a Ventimiglia o Bardonecchia, trovando elementi di cooperazione transfrontaliera tra le due polizie in un momento in cui l’Italia cerca una sponda in Europa sugli sbarchi e Macron è convinto che bisogna rafforzare le frontiere esterne e rivedere Schengen. Per quest’ultima si adopererà la riforma nel semestre francese di presidenza europea che intende coordinare con Roma.

Italia e Francia sono sempre stati antagonisti poiché il governo italiano ha continuamente cercato di proiettare una propria influenza in Libia e Tunisia ma che è sempre stato ostacolato dal governo francese che in questi ultimi anni ha provato a creare un blocco africano nord-occidentale speculare a quello anglosassone che tiene in equilibrio i rapporti politici e diplomatici intorno al canale di Suez. Francia e Italia assistevano alla sfida a distanza in Libia tra il premier filo italiano Al Sarraji e il Generale Khalifa Haftar filo francese. In politica estera c’è una priorità del Governo italiano che riguarda la Libia. Dietro questo Trattato c’è anche un accordo tra Eni e Total, dove l’Italia nutre la speranza strategica di stabilizzare la Libia.

L’accordo del Quirinale prende atto di questa differenza e tenta di proporre uno scambio, nominando espressamente tre aree extra europee di cooperazione:

  • Nord Africa
  • Sahel
  • Corno d’Africa

Il Sahel rappresenta una preoccupazione per Parigi dopo il ritiro dell’operazione Berkhane e la débâcle in Mali. Questi episodi dimostrano un limite della politica estera francese e di certo non un successo diplomatico di Macron, considerati i suoi tentativi infruttuosi di cercare di “europeizzare” la crisi nel Sahel.

Dall’altra parte del continente, nel Corno d’Africa, la Francia è in affanno per via dell’incalzante OPA cinese che si sta allargando in Etiopia e in Somalia. I continui contrasti tra Etiopia, Sudan ed Egitto hanno alimentato l’instabilità di quella regione, riducendo al minimo lo spazio di manovra del piccolo contingente nel Djibuti.

Spazio

Un aspetto di assoluto interesse del Trattato è lo Spazio. Il 26 novembre  Vittorio Colao, ministro della Tecnologia innovazione e Transizione digitale, e il ministro delle finanza francese Bruno Le Maire hanno firmato un accordo ad hoc sui lanciatori francesi (ed europei) nella Guyana francese.

I nuovi lanciatori sono stati costruiti con il sostegno dell’Agenzia spaziale europea, tant’è vero che il Trattato evidenzia anche la cooperazione spaziale come pilastro dell’accordo fra i due paesi. In questo caso il sostegno di Roma è fondamentale per Parigi perché a lato del Trattato l’Agenzia spaziale italiana ha fatto una bozza di accordo con l’ ESA (agenzia Spaziale Europea), per trasferire soldi (del PNRR) e risorse umane a quest’ultima che ha sede a Parigi.

Risonanza in Europa

Il Trattato del Quirinale potrebbe essere un’alternativa all’asse tra Francia e Germania come motore dell’UE. Questo ravvicinamento è destinato a controbilanciare il peso della Germania che varie volte è supportata dai Paesi dell’Europa settentrionale ed orientale, soprattutto sui temi economici e sociali. Secondo altri, l’iniziativa potrebbe portare ad un’intesa fra Italia, Francia e Germania che di fatto si è andata consolidando nei più recenti scenari dell’UE.

La Francia ha la necessità di stare accanto all’Italia per bilanciare il peso della Germania che, a sua volta, non si fa impressionare. Italia e Francia non possono modificare le regole economiche ma possono lavorare in Europa per rivedere i parametri del debito dal 60% al 100% nell’arco del prossimo decennio, argomento importante per la Francia che è arrivata al 120%. Berlino sarà comunque più morbida del passato perché anche la Germania sta facendo debito: l’Italia ha l’occasione di ritrovare quel rapporto privilegiato tra Parigi e Berlino dal secondo dopoguerra con i Paesi che hanno orientato la politica dell’Unione Europea.

Risonanza internazionale

Per quanto riguarda i rapporti con paesi extra Ue, ma fondamentali nella scacchiera internazionale, come la Turchia, vi è l’interesse della NATO, degli USA e dell’Italia affinché si abbia un occhio particolare poiché essa è un alleato e un grande partner commerciale italiano con un interscambio economico molto forte. D’altra parte, gli Stati Uniti non vogliono che la Turchia esca dall’Alleanza Atlantica.

Anche se la Turchia sia cresciuta nei Balcani e in Libia essa non ha la forza di espandere troppo la sua influenza, e si può trovare un modo alternativo per contrastarla. Ad oggi gli antagonisti come la Cina e la Russia in Africa.

Il Trattato del Quirinale ha avuto una certa risonanza anche oltreoceano, dove gli Stati Uniti hanno guardato con attenzione al fronte securitario che rimane una priorità per la Casa Bianca. Quest’ultima è cosciente delle istanze crescenti in seno all’Unione Europea che mirano a un’autonomia strategica di cui la Francia è il principale sponsor. Quindi il costante riferimento all’Alleanza Atlantica è stato apprezzato poiché le dichiarazioni di Draghi e Macron ribadivano in sostanza il concetto di una Nato più forte con un’Europa più forte.

Il fattore positivo per Washington è l’interesse mostrato dai due paesi nei riguardi del Mediterraneo e dell’Africa. Su questi temi ci sono state divergenze fra i due paesi, un fattore che in Libia per esempio ha facilitato l’entrata in campo di attori internazionali come Russia e Turchia. Quindi una maggiore coesione europea nella regione permetterebbe un possibile disimpegno americano utile in altre zone del pianeta.

L’aspetto positivo per Washington è anche il ritrovato consolidamento in Europa di un fronte comune che possa resistere alle mire espansionistiche della Cina. La Germania di Angela Merkel è stata una buona sponda europea per il Dragone. Ora però con il nuovo esecutivo tedesco, e con l’asse italo-francese non sembra che ci sia questa inclinazione. Questo è il motivo per il quale Pechino ha seguito con freddezza il Trattato del Quirinale.

Inoltre Italia e Francia mirano all’autonomia strategica europea in chiave digitale e tecnologica e, negli ultimi mesi, vista la mancanza di semiconduttori, che ha colpito il mercato mondiale evidenziando il monopolio da parte, in particolar modo, della Cina. L’UE ha deciso di investire per colmare la propria lacuna e l’intesa del Trattato mira anche a raggiungere questo scopo.

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