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Il respiro prima del balzo

Unione Europea | 0 commenti

Prima di fare un salto, si tira un respiro profondo. In quel momento tutto è fermo, tutto è quieto. C’è solo lo sguardo sul passo in avanti. Niente può distogliere lo sguardo. È così che deve essere, no?

Il futuro che ci aspetta, come membri di una collettività, esige da parte di tutti, un cambiamento per farsi trovare pronti agli avvenimenti dei nuovi equilibri internazionali.

Contesto europeo

L’Ue, già nella sua forma embrionale nel secondo dopo-guerra, è sotto l’influenza USA. Questo nei decenni ha generato un cambiamento nel nostro stile di vita. La protezione della NATO ha trasformato buona parte delle nazioni europee in Paesi dove l’interesse economico è ritenuto il fine ultimo di ogni azione. Infatti i popoli europei sono collettività economicistiche, dove l’approccio mercantilistico è la bussola per comprendere le dinamiche del pianeta.

Tant’è vero che le istituzioni comunitarie sono nate come alleanze politico economica, ed hanno beneficiato di una pace lunga sul continente che ha generato benessere economico e sociale.

Oggi siamo alla vigilia delle prossime elezioni europee che si terranno in un momento storico particolare. Il 24 febbraio del 2022 è avvenuta l’invasione russa ai danni dell’Ucraina, la quale ha riportato la guerra in Europa. Guerra tutt’ora in corso che ha visto la forza ed il coraggio della resistenza di Kiev di fermare l’azione militare russa, grazie anche agli aiuti dei Paesi occidentali. Poi, il 7 ottobre del 2023, c’è stato l’atto terroristico di Hamas nel sud di Israele, che ha dato il via ad un’altra guerra nel bacino del Mediterraneo.

Questi avvenimenti dovrebbero indurci a ripensare come stare letteralmente al mondo. Perché le crisi menzionate stanno generando dei cambiamenti negli equilibri internazionali, che a loro volta induco i governi europei a prendere misure per rafforzare le difese dei propri stati.  E perché l’Europa ha nel proprio cortile di casa due conflitti che hanno come conseguenza delle ricadute, in negativo, sulla vita economica dei Paesi dell’euro-zona.

Tra i principali Paesi europei c’è la Francia di Macron, che non a caso, già nell’agosto del 2022 parlava di “fine dell’era dell’abbondanza” e che in avanti ci sarebbero stati sacrifici da affrontare. In quest’ultimo periodo Parigi sta cercando di rilanciare un’idea di Ue più integrata e federale, come una entità che possa dire la sua con un’unica voce. La Francia cerca nell’Europa il suo raggio d’azione per essere più influente e per guidare le istituzioni comunitarie. Poi c’è la Germania, locomotiva del vecchio mondo, la quale a causa della guerra in Ucraina e la distruzione del North Stream, si vede saltare in aria la sua politica industriale basata sugli idrocarburi russi.

Il balzo che ci si pone davanti è una situazione in cui, i Paesi europei, potrebbero farsi trovare impreparati per affrontare i sacrifici e le difficoltà che ci si pongono davanti. Cambiare stile di vita ed iniziare a ripensare come stare al mondo, soprattutto in un contesto dove ai nostri confini che un mondo che si vuole ridisegnare in termini di equilibri di forza, impone che vengano attuate scelte che non hanno a che fare con la natura economicistica e mercantilistica a cui ci siamo abituati.

Recentemente molti Paesi, non solo europei, stanno investendo molto nel comparto difesa, aumentando i budget per le forze armate e rinforzando le fila dei propri eserciti e delle riserve militari.

Queste azioni dovrebbero indurci, come comunità, a fare un cambio di passo per affrontare meglio le sfide del domani. Quello che stiamo vivendo è un momento di svolta, o un grande sconvolgimento, per la tenuta delle democrazie per rispondere alle crisi che l’umanità sta vivendo. Gli equilibri che si sono creati dopo la seconda guerra mondiale prima e dopo la caduta del muro di Berlino successivamente, stanno lasciando dei spazi che verranno riempiti.

E gli Stati Uniti?

Con il crollo dell’Unione Sovietica gli Stati Uniti ascesero a egemone globale. Questo per gli americani ha significato occuparsi delle vicende estere sempre di più rispetto al secondo dopo guerra. Ultimamente il popolo americano è stanco di occuparsi del mondo, tant’è vero che il dibattito interno americano è proprio incentrato su cosa vogliono essere. Se rimanere una potenza egemone o diventare un Paese economicistico che punta tutto sul benessere e sulla qualità della vita. Questo dibattito, anche se può sembrare un qualcosa che non ci riguarda, vista la nostra collocazione geografica, invece è fondamentale alle nostre latitudini. Perché se la potenza egemone vuole ripensare al suo stare al mondo avendo meno problemi da gestire, ma comunque rimanere perno nello scacchiere internazionale, questo significa che i Paesi europei oggi sono chiamati a gestire in prima persona le crisi che avvengono ai nostri confini.

La sfida principale per gli USA rimane il contenimento della Cina, ma cosa può accadere nel caso in cui ci posa essere un cambio di prospettiva considerando le elezioni americane? L’America sta vivendo, nel suo profondo, un momento che segnerà gli anni a venire. I discorsi pronunciati da Trump, sulla NATO, durante le primarie repubblicane indicano comunque che un cambio di passo, al di là del risultato elettorale di novembre, nella politica americana ci sarà. E’ questo cambiamento si rifletterà sull’Europa e sul Mediterraneo.

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