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Cosa fare da grandi?

Unione Europea | 0 commenti

Il continente europeo dopo la seconda guerra mondiale è entrato nella zona d’influenza americana, questo ha comportato dei cambi sull’approccio sulla scena internazionale di quei Paesi che oggi si trovano a dover affrontare dei cambiamenti strutturali, dovuti alle crisi che stanno ridefinendo gli equilibri mondiali.

L’Europa

Dalla seconda guerra mondiale in poi l’Europa ha goduto di un periodo di pace che non si era mai visto nella sua storia. Questo ha generato un benessere che ha accompagnato un boom economico per i Paesi distrutti dalla guerra, ma anche risvolti positivi sul lato dei diritti per i cittadini.

Per circa tre generazioni l’Europa ha goduto di una “pax” che le ha consentito di occuparsi di benessere e migliorare la qualità della vita. Questo è stato possibile perché c’era, e c’è tutt’ora, la presenza di una potenza egemone, la quale ha garantito ordine, in questa parte di mondo, evitando che altre forze facessero cadere l’Europa nell’instabilità. Con la “pax” americana i Paesi europei si sono dedicati al commercio all’industria, aspetti innocui dell’esistenza, mentre gli USA, per sé stessi, si sono riservati la sfera geopolitica e ambiti strategici, spingendo i Paesi satelliti ad applicarsi nella sfera economica e del commercio, garantiti dalla protezione dei traffici da parte della marina statunitense.
Questo ha avuto lo scopo di rendere buona parte dell’Europa dipendente del sistema americano. Col tempo questo modello ci ha indotto a credere che il guadagno fosse l’origine di ogni cosa, dove l’interesse economico fosse superiore all’interesse strategico e l’utilità mercantile più rilevante delle questioni identitarie.

La società odierna dei Paesi dell’Europa predilige quindi come unico obiettivo da perseguire la qualità della vita, e nonostante gli eventi accaduti negli ultimi due anni, ancora stenta a cambiare approccio.

La sicurezza sul vecchio continente è sempre stata garantita dalla NATO. Ma cosa fare quando il leader dell’alleanza ci ricorda che anche gli alleati devono fare la propria parte?
Al momento la difesa europea è saldamente nelle mani della NATO, ma si sospetta che nel lungo periodo qualcosa possa cambiare ma senza sviluppare un certo grado di autonomia vero e proprio.

Le forze armate dei Paesi NATO europei sono complementari a quelle americane, cioè concepite come ausiliare per il supporto statunitense in questa parte di mondo.

Ma l’UE ed i singoli Paesi europei sono pronti a darsi una propria architettura di difesa? L’UE è un insieme di Paesi, che spesso hanno idee ed interessi diversi, se non opposti proprio. Basti vedere com’è difficile stabilire le priorità sull’emergenza da affrontare.

Ora però la situazione è cambiata.

Stati Uniti

Gli USA negli ultimi 20 anni hanno speso molte “energie” in guerre in lungo e in largo per gestire un sistema internazionale, che noi chiamiamo GLOBALIZZAZIONE.

Nella storia recente dopo la caduta dell’Unione Sovietica gli USA sono rimasti da soli a gestire e controllare un sistema internazionale mai visto prima. L’aspetto demografico è rilevante in questo caso. Perché se dopo la fine della II guerra mondiale il mondo contava circa 3 miliardi di essere umani, ora la Terra si avvia ad averne 9 miliardi. Poi dall’11 settembre in poi, le varie guerre al terrorismo, hanno portato gli USA ad intervenire in diversi teatri caldi, come il Medio-oriente, il Nord Africa, in Asia centrale.
Ma ora, dopo 20 anni, la stanchezza americana si fa sentire, nella popolazione americana e nella sua politica. Infatti ci sono state occasioni in cui gli USA hanno delegato certe questioni ai propri alleati. Basta considerare gli “Accordi di Abramo” i quali avevano come obiettivo quello di delegare ad Israele (super potenza militare della regione) la sicurezza del Medio-oriente.

Mentre all’Italia è stata affidata il comando tattico della missione Ue in Mar Rosso , col compito di salvaguardare gli interessi economici e la libertà di navigazione nell’area compresa tra Oceano Indiano e Mar Rosso messi a rischio dagli Houthi.

Sul lato interno invece gli USA si trovano a dover gestire un momento particolare della propria storia. Questa stanchezza di dover essere la prima potenza mondiale interroga i cittadini e la politica americana su cosa vogliono essere.  Mentre i Paesi dell’Europa hanno fatto dell’economia e del benessere della vita la ragione di vita, in America si registra che 1/3 della popolazione è stato diagnosticato, almeno una volta nella vita, la depressione. Primo Paese occidentale per tassi di suicidi tra i giovani. La diversità di vedute tra le coste e il centro del Paese sul ruolo degli USA nel mondo. Un gran numero di armi, detenute dai privati cittadini, che supera di gran lunga il numero dei cittadini americani stessi.

Inoltre, la crescente immigrazione, gli Stati Uniti si avviano ad un cambiamento epocale, i numeri dell’ultimo censimento evidenziano la nuova identità del Paese. Per la prima volta nella storia dell’America del Nord la popolazione bianca si è ridotta del 5.9% e il gruppo etnico multirazziale (ispanici, afroamericani e asiatici) è cresciuto del 276%.  Con gli ispanici aumentai del 23% rispetto all’ultimo censimento, risultando la comunità più numerosa di quella immigrata, soprattutto nei territori che fino al 1848 facevano parte dell’impero messicano (ovvero California, Arizona, New Messico e Texas). Questo indurrà sicuramente l’establishment statunitense a guadare, per lo meno un po’, di più ai problemi interni che il Paese vive.

Quest’ultimo aspetto e forse uno dei più importanti, perché l’America ha sempre assimilato persone che avevano la propria terra natia dall’altra parte dell’oceano, ora con l’aumentare degli ispanici (messicani per la maggior parte) tagliare il legame sarà più difficile vista la prossimità tra gli USA ed il Messico.

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