Il rapporto Draghi

“L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto” dichiarazione Schuman 9 maggio 1950.”
Il rapporto di Mario Draghi esorta l’Unione Europea ad una maggiore cooperazione fra gli stati membri, avanzando nuovi strumenti per rilanciare il futuro per le istituzioni comunitarie. Il rapporto evidenzia la mancanza della presenza europee nel settore tecnologico, il divario che c’è con USA e Cina. Poi sottolinea l’importanza dell’innovazione, dell’energia e della sicurezza come perni centrali per una crescita sostenibile.
In un momento storico forte di competizione e tensione globale, con USA e Cina a dare il ritmo al mondo in piena evoluzione, il vecchio continente si trova ad affrontare sfide mai viste prima. Il rapporto di Mario Draghi delinea una strategia per rilanciare l’Unione e dare futuro alle istituzioni comunitarie. Ovviamente le proposte spaziano su tanti temi, ma l’ex Governatore della BCE sottolinea come questo momento storico “è una sfida esistenziale” per l’Ue.
La crisi del Covid – 19 prima e poi la guerra in Ucraina hanno accelerato un processo che ha evidenziato delle debolezze strutturali dell’Europa.
Al centro del rapporto ci sono diversi punti, tra cui la tecnologia e l’innovazione, gli investimenti, la demografia e la difesa comune. Il documento non chiede solo maggiori investimenti pubblici e debito comune, ma evidenzia la necessità di indirizzarli verso settori strategici che possano garantire la crescita futura dell’Europa.
Ridurre la dipendenza tecnologica di USA e Cina
Secondo il rapporto di Draghi l’Europa deve ridurre il suo divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina.
Senza dubbio le innovazioni stanno accelereranno dei cambiamenti e l’Ue ha perso in gran parte la rivoluzione digitale. L’Europa rimane debole nelle tecnologie emergenti perché non capace di metterle sul mercato e poi ci sono normative incoerenti e restrittive in tal senso. Il rapporto, per invertire la rotta, propone un piano di riforme e investimenti cospicui per infrastrutture informatiche per abbattere i costi dello dell’IA.
L’Europa dipende fortemente dalle importazioni di tecnologia digitale dalla Cina. Sui chip quasi il 90% della fabbricazione si trova in Asia.
Investimenti di debito comune
Draghi: «Opporsi al debito comune è opporsi ai nostri obiettivi Ue».
Il documento pone un accento particolare sull’importanza del debito comune per raggiungere gli obiettivi concordati. È indispensabile accelerare per integrare meglio il mercato unico, sia a livello di capitali sia sull’emissione del debito comune. Quest’ultimo è fondamentale per realizzare obiettivi che sono vitali per il futuro dell’Europa e per la sua competitività con gli altri attori internazionali. Il debito comune, secondo l’ex banchiere centrale, serve per spingere la produttività in Europa in settori chiave e per finanziare beni pubblici europei. L’Ue dovrebbe adottare l’emissione “regolare” di asset comuni, appunto, per realizzare progetti congiunti fra i Paesi membri integrando meglio il mercato interno.
Demografia
La popolazione in Europa sta invecchiando.
Il documento evidenzia il fenomeno dello squilibrio demografico che sta vivendo l’Europa, sottolineando che di questo passo il continente perderà quasi 2 milioni di lavoratori all’anno.
È vitale, continua il documento, adottare strategie nuove, superando anche i vincoli del patto di stabilità per favorire una crescita dei redditi delle famiglie e rilanciare la domanda interna dei consumi. Il cambiamento che si chiede è vedere la famiglia come un soggetto sociale che genera solidarietà, resilienza della comunità territoriale, che trasmette valori e senso civico.
Difesa e sicurezza comune
L’epoca della stabilità geopolitica svanisce e l’Europa si ritrova esposta con due conflitti vicino casa. L’aumento della tensione potrebbe causare maggiore incertezza e far ridurre gli investimenti ed interrompere gli scambi commerciali di cui molti Paesi dell’Ue necessitano, mentre gli USA chiedono uno sforzo maggiore agli alleati europei della Nato ad aumentare le spesa per la difesa.
La proposta di Draghi parte dall’assunto che debba esserci una spesa pubblica per l’acquisto di armi e infrastrutture militari. Il quadro attuale non è sufficiente dato il contesto geopolitico, quindi occorre un maggiore coordinamento nella spesa della difesa. Il rapporto sostiene che questo è l’approccio che serve affinché l’Ue possa continuare ad essere prospera in un ambiente internazionale più impegnativo.
Secondo i dati del Sipri citati nel documento, la spesa militare totale nei paesi Ue nel 2023 era di 313 miliardi di dollari, circa un terzo di quella degli Stati Uniti (916 miliardi) e di poco superiore alla Cina (296 miliardi). Attualmente solo dieci Paesi dell’Ue spendono il 2% del Pil per la difesa, ovviamente membri NATO.
Inoltre l’industria della difesa è molto frammentata e la tensione internazionale deve spingerci verso una cooperazione industriale.
Conclusioni
Il rapporto Draghi era molto atteso, ma il suo impatto è tutto da vedere. Alcune delle sue proposte, come integrare meglio il mercato unico, eliminare i veti nazionali e attuare una politica finanziaria con una maggiore spesa comune, non sono una novità, ma esse hanno sempre incontrato resistenza dei singoli Stati membri. È difficile capire se verrà, o meno, determinato un cambio di rotta.
Ma l’Europa non può più permettersi di stare ferma, aspettando o guardando gli altri attori muoversi. In gioco c’è il suo futuro e quello delle singole nazioni.
L’implementazione della linea Draghi sarà cruciale per l’Europa, sebbene alcune proposte chiedono modiche dei trattati, esse sono fondamentali affinché l’Ue possa essere pronta alle transizioni che si profilano nel prossimo futuro, che non sono solo quella ecologica e digitale, ma anche geopolitica.
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