Gli assi che dividono

Quello che è successo negli ultimi tre anni ha segnato sicuramente un periodo di tensioni. Il Covid-19, la guerra in Ucraina, la competizione tra USA e Cina, la transizione energetica e ambientale stanno determinando nuovi equilibri a livello internazionale. Il Covid-19 e la guerra in Ucraina sono stati un banco di prova per la tenuta dell’UE, ma cosa attende al vecchio continente in vista di una competizione sempre più accesa tra Washington e Pechino? L’America sarà anche stanca del suo imperialismo, ma non disposta a lasciare il primato mondiale. E l’Europa in tutto ciò? Alcuni Paesi stanno ridisegnando l’architettura dell’Europa.
La Polonia
Con l’invasione della Russia ai danni di Kiev l’attenzione dell’Europa è sempre più spostata ad Est, dove la Polonia sta avendo un ruolo cruciale per sostenere l’Ucraina. Varsavia è diventata un centro logistico per tutte le armi che i Paesi occidentali inviano come aiuto.
Non è un caso se Biden per due volte in visita in Europa sia andato entrambe le volte in Polonia, dando una scossa all’asse franco-tedesco nel vecchio continente. Si tratta di una mossa geopolitica che sposta il potere politico sempre più ad est.
A differenza di Francia e Germania, la Polonia ha sempre avuto, oltre che per ragioni storiche di tenere lontana la Russia, una posizione diversa da Macron e Scholz su Putin e sul modo di come utilizzava il gas come arma nei mesi precedenti la guerra. Ha potuto rivendicare di aver avuto sempre ragione sulla pericolosità della Russia e costringere a reagire Francia e Germania sulle sanzioni alla Russia e sugli invii di armi a Kiev.
In questo contesto sono cresciute anche le ambizioni della Polonia. Con la caduta del gasdotto Nord-Stream 2, l’azione politica della Germania ne ha risentito molto, ridimensionandola soprattutto nei rapporti con la Russia e questa è un’opportunità che Varsavia (e Washington) non vuole farsi sfuggire in funzione anti-tedesca. L’idea di una Polonia potenza regionale passa anche dai numeri nel comparto della difesa. Il bilancio della difesa polacca era al 2,4 % del pil nel 2022 e potrebbe raggiungere il 4 % quest’anno. Attualmente l’esercito polacco conta poco più di 110 mila unità ma che dovrebbero arrivare a 300 mila. I suoi arsenali si stanno potenziando con armi di ultima generazione, per la maggior parte americane, che le stanno consentendo, appunto, di crescere come potenza. Le new entry sono i carri armati Abram, i caccia F-35, gli LK2 Black Panther e i Kai T-50 Golden Eagle; quest’ultimi di fabbricazione Sud Coreana è una mossa che vede meno importanza da parte della Polonia nei confronti dell’industria bellica europea, che in buona parte è francese.
Se per gli Stati Uniti la Polonia ha una certa importanza da punto di vista strategico, l’Unione Europea ha comunque un’altra opinione. Nell’ottobre 2021 la Presidentessa dalla Commissione Von der Leyen attaccò il primo ministro polacco Morawiecki sul deterioramento dello stato di diritto nel paese. Il governo conservatore nazionalista polacco ha un’idea diversa dalle istituzioni europee su questioni come l’aborto, i diritti LGBT+, l’indipendenza dei media e dei giudici, che le comporta avere frizioni con i Paesi dell’eurozona. Senza dimenticare che la Polonia rientra in una sorte di “alleanza” politico culturale con Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria con l’obiettivo di rafforzare le loro posizioni in ambito comunitario sui temi prima elencati.
La Francia
L’Unione Europea non è ancora un geo-polo vero e proprio. In questi ultimi anni a guidare le istituzioni europee sono state la Francia e la Germania che per molto tempo sono stati gli interlocutori fissi per le altre potenze. Ultimamente Parigi aspira a guidare le istituzioni comunitarie in questo momento delicato, con una visione strategica dell’intero continente come nuova entità e potenza a livello mondiale.
Mentre la Russia ammassava le sue truppe ai confini con l’Ucraina, Macron ha provato la via diplomatica con Putin per farlo desistere dall’iniziare un periodo di forte tensione, che poi è stato il preambolo del 24 febbraio 2022. Emblematico è stato il tavolo del colloquio dove hanno discusso il leader russo e quello francese. La dimensione del tavolo non era un dettaglio, era un simbolo della distanza che c’è tra l’Europa a la Russia.
Putin negli ultimi tempi non ha mai voluto parlare con nessun capo di stato europeo, ma ha cercato sempre un dialogo con altri attori.
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Francia si è impegnata da subito a dare una centralità all’Europa in modo tale da permettere all’UE di avere una sua autonomia strategica a più livelli. Un passaggio importante dell’anno scorso è stata la Conferenza di Versailles, dove si è discusso di difesa, dell’industria militare e di una politica comune su questi temi. Ma un’idea fissa di Macron è senza dubbio l’esercito europeo, il quale, secondo il leader francese, garantirebbe al vecchio continente un’autonomia capace di farle essere un attore protagonista sulla scena internazionale.
Il viaggio recente di Macron in Cina dimostra la velleità francese di essere guida dell’Europa alla luce delle dichiarazioni fatte dopo i tre giorni di visita.
«Per troppo tempo l’Europa non ha costruito l’autonomia strategica. È questa la battaglia del nostro tempo». Queste sono le parole di Macron al rientro del suo viaggio in estremo oriente dove mette in guardia i Paesi europei dal rischio di diventare vassalli di altre potenze. Per la Francia è fondamentale creare un Polo forte per garantire stabilità, non solo all’Europa, ma anche al mondo intero.
La tensione crescente a Taiwan preoccupa Parigi al punto di temere che seguire gli Stati Uniti porti a rendere più vulnerabile l’Europa e allo stesso tempo rende più difficile un percorso autonomo europeo.
Indicativo è stato il suo discorso quando con Xi ha parlato di alleanza con gli USA, ma non allineati su tutto.
Gli altri?
Una grande assente è la Germania. L’asse franco-tedesco che per anni ha guidato l’Europa, vede una certa fragilità, soprattutto dopo il Viaggio di Macron in Cina. Il cancelliere tedesco è alle prese con lo spettro di non poter essere più la locomotiva dell’Europa. L’inflazione, la guerra in Ucraina, politica energetica saltata (basata sugli idrocarburi russi) e la crescita dell’estrema destra, costringono il governo tedesco a rivedere la sua posizione nel mondo.
Mentre sembra che in Europa ci sia più di un’asse che voglia guidare le istituzioni europee vediamo l’Italia vicina alle posizioni americane e polacche sulla guerra in Ucraina e sull’invio di armi. Ma cosa pensa Roma sull’aspetto strategico del vecchio continente sembra complesso. L’Italia ha bisogno dell’Europa e viceversa. Sull’aspetto economico-finanziario Italia e Francia possono essere interlocutori e contrappesi alla Germania ed al suo modo di agire (specialmente sulla rigidità dei bilanci) anche se l’attuale premier è vicina su alcune posizioni al gruppo di Visegrad.
In tutto questo gli USA cosa faranno? Gli Stati Uniti saranno anche stanchi del loro imperialismo, ma di certo non sono inclini a lasciare la leadership mondiale. Una mossa che potrebbero attuare è quella di lasciare degli alfieri di qua e di là per rimanere comunque perno della scena internazionale.
La Polonia in questo senso è fondamentale per gli Stati Uniti e alla Nato per influenzare la politica europea. L’Italia potrebbe fare lo stesso. Aumentare in potenza e di conseguenza proiettarsi con più forza nel Mediterraneo che è importante per la stabilità di Roma, ovviamente, ma anche dell’intero continente, non dimenticando l’importanza per quanto riguarda i traffici commerciali.
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