Le iniziative europee: Macron e la conferenza di Parigi e il Price Cap

Per il conflitto in Ucraina, Putin, ha sempre cercato una controparte con cui trattare oltreoceano, scavalcando l’Unione Europea ed i leader europei. L’UE sa benissimo che avendo un conflitto alle porte di casa non può essere solo uno spettatore, ma deve essere un attore forte capace di far sentire le proprie ragioni. Il viaggio negli USA di Macron, la Conferenza di Parigi e l’intesa trovata sul “Price Cap” mostrano comunque iniziative volte a rendere protagonista l’Europa. Il vertice lanciato da Macron è un modo per mettere al centro l’Europa, mentre il crescere delle tensioni nei Balcani, in Siria, Iran ed in estremo oriente presagiscono solo una guerra su scala mondiale.
Il viaggio di Macron negli USA
I rapporti tra Parigi e Washington erano difficili già all’epoca di Trump, ma con Biden le cose non sembrano essere migliorate. Basta ricordare la crisi dei sottomarini dell’anno scorso. La cancellazione di un grande contratto da 100 miliardi, da parte dell’Australia che si era impegnata ad acquistare sottomarini francesi, ma che alla fine ha scelto di comprare sommergibili americani nucleari.
Lasciata alle spalle la crisi dei sottomarini (Aukus), Macron vola negli USA per la prima visita di Stato organizzata dal Presidente Biden.
Ovviamente il faccia a faccia tra i due leader si è concentrato su diversi dossier internazionali, tra cui l’impatto economico della guerra in Ucraina. I due leader hanno annunciato una conferenza internazionale che si è svolta il 13 dicembre a Parigi. In quella stessa occasione, il presidente Biden ha rinsaldato i rapporti con il presidente Macron.
Fra i due si conferma sintonia sull’Ucraina e di come UE e USA stiano lavorando insieme e soprattutto, il presidente francese ritiene ancora possibile un tavolo negoziale con Putin. L’idea della conferenza è propria quella di far essere l’Europa centrale nelle trattative, menzionando le esigenze di sicurezza anche di Mosca e di cercare un dialogo per una “pace giusta”.
Entrambi i leader occidentali hanno intenzione di sentire telefonicamente il presidente russo Putin, ma ancora non sembrano essere programmati.
La conferenza Internazionale
Il vertice lanciato da Macron e Biden aveva un solo scopo, sostenere l’Ucraina a superare l’inverno. Sono 70 i partecipanti che il 13 dicembre si sono recati a Parigi per la conferenza internazionale (47 Paesi e 23 Ong). Durante la conferenza sono stati raccolti quasi un miliardo di euro in donazioni, a fronte degli 800 milioni di euro che il presidente Zelensky avevo chiesto, in video collegamento, per far fronte all’emergenza energetica per aiutare la popolazione a superare l’inverno. I continui attacchi russi alle infrastrutture civili cercano di perseguire una tattica del logoramento alla popolazione civile.
Il capo della diplomazia francese, Caterina Colonna, alla fine del summit internazionale ha annunciato che 415 milioni saranno destinati al settore energetico, 25 milioni per l’acqua, 17 milioni per la salute, 22 per i trasporti, circa 40 milioni per l’alimentazione.
A seguito del vertice internazionale è avvenuto un bilaterale tra Francia e Ucraina che ha portato alla firma di quattro accordi per la ricostruzione e lo sviluppo del Paese.
La guerra continua
Sono passati più di 10 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. L’operazione speciale che doveva essere come un’operazione lampo si è trasformata in un conflitto che potrebbe generare scontri su scala globale.
Il peso della guerra militare e di quella economica, che si sta svolgendo parallelamente, sta generando effetti collaterali soprattutto ai Paesi europei.
Per la Russia, le armi dell’energia, gas e petrolio, avrebbero dovuto essere il deterrente capace di limitare in una prima fase il sostengo all’Ucraina. Nel lungo termine la questione energetica, secondo i piani russi, avrebbe dovuto giocare la carta della pressione costringendo i Paesi Europei a fare un passo indietro.
Ma l’acquisto di gas presso altri fornitori, la riduzione dei consumi e il price cap, hanno limitato le armi economiche di Putin.
Allo stesso tempo l’economia russa, che sta comunque calando, anche se ad un ritmo meno veloce del previsto, potrebbe vedere compromessa ogni forma di sviluppo futuro.
L’accordo europeo sul Price Cap
Dopo mesi di difficili negoziati i ministri dell’energia dei Paesi dell’Unione Europea hanno concordato un tetto massimo al prezzo del gas. L’UE ha deciso di fissare un tetto massimo ai prezzi del gas naturale a 180 euro per megawattora (ben più basso dei 275 euro proposti a novembre dalla Commissione europea), ovvero circa 56 dollari per milioni di unità termiche britanniche.
Affinché il meccanismo si possa attivare deve verificarsi che i prezzi del gas devono essere superiori al tetto massimo per tre giorni.
L’accordo non ha visto l’unanimità dei ministri europei, infatti l’Ungheria ha votato contro e Olanda e Austria si sono astenute, ma è stata raggiunta un’intesa a maggioranza qualificata che vede comunque la gran parte dei Paesi membri votare a favore dell’intesa su un argomento così delicato come quello del gas in un periodo di “guerra”.
Il tetto al prezzo del gas scatterà dal 15 febbraio prossimo e non si applicherà alle transazioni over the counter. Inoltre la Commissione europea potrà proporre modifiche per includere contratti derivati nei mercati non regolamentati.
Come funziona il Price Cap?
Il consiglio europeo dell’Energia ha imposto un tetto al prezzo del gas pari a €180 per megawattora. Per far scattare il meccanismo si dovrà superare per 3 giorni consecutivi la soglia del tetto massimo, mentre la differenza di prezzo con il Gnl dovrà essere superiore a 35 euro.
Cosa significa?
Il meccanismo (market correction mechanism) scatterà automaticamente al verificarsi di due condizioni:
- Prezzo del gas Ttf sulla borsa di Amsterdam, mercato di riferimento per l’UE superiore ai 180€ al MWh per tre giorni lavorativi;
- Prezzo del Gnl superiore ai 35€ al Ttf sui mercati globali durante gli stessi giorni lavorativi.
Il tetto in sé posto in essere dall’UE segue comunque un andamento mobile perché la correzione potrà avvenire con un limite di offerta dinamico basato sul prezzo del Gnl sui mercai globali più uno spread di 35€ al MWh. Il caso di base è un prezzo del Gnl a 145€, più 35 € di spread che fanno appunto 180€. Se il prezzo del Gnl salisse, sale anche il prezzo del tetto. Nel caso in cui il prezzo di riferimento sui mercati globali per il Gnl dovesse scendere al di sotto dei 145€, il limite di offertà rimarrà comunque a 180€. Questo per garantire che il tetto non scenda troppo e per salvaguardare le forniture. Se questo limite si posizionerà sotto ai 180 € per almeno tre giorni consecutivi, il meccanismo si disattiverà automaticamente.
Il meccanismo si disattiverà automaticamente in caso di emergenza energetica per far fronte alle difficoltà di approvvigionamento. L’accordo europeo prevede anche sospensioni in caso di problemi di stabilità finanziaria o sicurezza energetica. Stessa cosa se la domanda di gas dovesse aumentare del 15% in un mese, o del 10% per due mesi, e l’import di Gnl diminuisse significativamente.
Il meccanismo si applicherà ai contratti derivati a 1,2 e 12 mesi e non sarà presente per i contratti che prevedono scambi senza una pubblica quotazione.
La tensione sale
Dall’inizio della guerra l’Unione Europa ha messo in atto una serie di sanzioni economiche contro la Russia volto a frenare la guerra in Ucraina, e soprattutto cercando di fare una quadra col gas. Ricordiamo che prima che iniziassero le ostilità tra Mosca e Kiev, la Russia era un fornitore di gas di molti Paesi dell’area euro.
Dopo l’annuncio dell’accordo europeo il presidente Putin ha firmato un decreto per rispondere alla decisone di imporre un tetto al prezzo del petrolio russo e ai suoi derivati. Il decreto vieta la consegna del greggio e dei derivati del petrolio a quei Paesi che hanno firmato l’accordo sul price cap. Il divieto entrerà in vigore il primo febbraio e sarà valido fino al primo di luglio 2024.
L’Europa, anche se con fatica, alla fine ha trovato un’intesa per fronteggiare la questione del gas, dimostrando unità e forza. Questo con l’iniziativa di Macron della conferenza di Parigi potrebbero essere elementi per fare in modo che le istituzioni europee continuino quel processo di integrazione che sfida dopo sfida sta portando comunque avanti l’interesse europeo.
Il crescere delle tensioni a livello mondiale non possono permettere alle istituzioni europee di fermarsi, anche perché un’altra partita importante, tanto all’Italia quanto all’Unione Europea, è in atto nei Balcani dove il crescere delle tensioni tra Belgrado e Pristina sta portando un altro scontro armato in Europa.
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