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Sabotaggio Nord Stream: punto di non ritorno?

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L’Europa è nata dopo la seconda guerra mondiale, in un momento difficile in cui c’era da ricostruire tutto. L’Europa è nata con le difficolta, e con le difficoltà viene messa alla prova per continuare quel processo di costruzione un attore forte garante degli europei.

La questione Nord Stream

Prima dell’entrata di Olaf Scholz come Cancelliere tedesco alla guida della Germania vi è stata Angela Merkel. La quale nel suo ultimo viaggio in USA ha ricucito i rapporti dopo “l’era Trump” tra i due Paesi prima che la Cancelliera tedesca terminasse il suo mandato. In quella occasione emerse che rimanevano comunque ancora alcuni nodi da scogliere e distanze da colmare, come sul gasdotto Nord Stream.

Il Nord Stream 2 era fortemente sostenuto dai tedeschi, visto con cattivo occhio dagli Stati Uniti e dai paesi dell’Europa dell’est. La collocazione della Germania, che è membro NATO e dell’UE, non ha di certo agevolato il progetto del gasdotto, che portò ad un’inclinazione, appunto, dei rapporti tra USA e la Germania. Con l’inizio dell’invasione da parte di Mosca ai danni di Kiev, il Nord Stream 2, il gasdotto più nuovo, non hai mai cominciato a pompare gas perché bloccato dalle sanzioni occidentali contro la Russia. Il Nord Stream 1 invece è stato uno strumento delle conto-sanzioni inflitte da Putin agli europei.

Gazprom ha chiuso i rubinetti di Nord Stream 1 tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, prima adducendo la scusa del mancato arrivo di turbine in manutenzione in Canada, poi con un esplicito intento di castigare i clienti europei.

Il sabotaggio dei gasdotti

Gli effetti del sabotaggio sono nulli nel breve periodo ma avranno ripercussioni nel medio e lungo periodo. Essenzialmente le 4 esplosioni che hanno messo fuori uso i gasdotti di cui il Nord Stream 1 ha cessato di rifornire l’Europa da agosto, mentre il Nord Stream 2 non è mai entrato in attività.

Come ripercussione ad Amsterdam al mercato del gas c’è stato ovviamente un rialzo dei prezzi. L’effetto sabotaggio ha comunque scatenato congetture su chi possa aver ardito e compiuto tale atto. In mancanza di prove, i governi occidentali mantengono ancora una certa cautela. L’unica logica che mette ancora più tensione a livello internazionale è quella “a chi gioverebbe tale atto?”.

Le ipotesi sono diverse, ma sabotare un’infrastruttura energetica che collega l’Asia all’Europa potrebbe significare una torsione irreversibile della Russia sempre più verso Oriente e cioè nelle mani della Cina. Potrebbe significare anche il punto di non ritorno per la normalizzazione dei rapporti fra l’UE e la Russia.

Questo avvenimento, il referendum nelle zone occupate dalla Russia in Ucraina nel Donbass, che avrà poca riconoscibilità in campo internazionale, e le forti resistenze in Russia che si mobilitano ogni giorno contro la guerra, rischiamo di farci arrivare al punto di non ritorno. Anche perché la guerra, oggi giorno sta cambiando, non si combatte solo sul campo di battaglia con le bombe, missili e proiettili, ma sta diventando sempre più ibrida, con metodi a metà strada fra la guerra classica e il terrorismo.

Già nel passato, oltre che recentemente, la Russia aveva intensificato i suoi attacchi cyber e, nel caso in cui la Russia fosse responsabile del sabotaggio del Nord Stream 1 e 2, potremo entrare in una nuova fase di questa guerra. Le fughe di gas al largo delle coste polacche, tedesche, danesi e svedesi, sembrano avere i tratti di terrorismo ecologico perché il metano contribuisce al cambiamento climatico, aumentando il livello di allarme generale.

Alcuni scienziati, come quelli dell’organizzazione ambientalista tedesca Deutsche Umwelthilfe o l’esperto di biogeochimica dell’Università del Colorado Joe von Fischer, intervistato dal New Scientist, ritengono che il gas fuoriuscito avrà un impatto contenuto sui gas serra in atmosfera proprio perché si tratta di perdite sottomarine. Quando il metano è rilasciato nella parte inferiore di un bacino profondo, viene quasi del tutto ossidato dai batteri metanotrofici (che si nutrono di metano) e che sono pressi nell’acqua. Potrebbe degradarsi quasi tutto prima che arrivi in atmosfera. La differenza la potrebbe fare la quantità di gas fuori uscito.

Secondo Grant Allen, scienziato ambientale esperto di gas naturale e composizione atmosferica dell’Università di Manchester, le perdite potrebbero essere così ingenti e la colonna di gas in acqua così pura e violenta da rendere difficile ai batteri una qualunque azione mitigatrice. Un evento del genere avrà comunque impatti sull’ecosistema.

Quando si potrà intervenire sui gasdotti?

Secondo l’agenzia danese per l’energia il gas si è già disperso nell’atmosfera, e che il resto fuoriuscirà entro domenica. Solo quando il gas nel tubo sarà finito, sarà possibile scendere in profondità per capire come poter riparare, se è possibile, e indagare. Per Berlino è già il momento di contare i danni e capire le ricadute economiche e non solo. Le esplosioni che hanno provocato lo sversamento di metano del mar Baltico potrebbero portare a danni permanenti: ne sono convinti i servizi di sicurezza in Germania, i quali ritengono che i tubi dei gasdotti potrebbero anche risultare inutilizzati per sempre. Se le condutture non verranno riparate subito l’acqua salata potrà corrodere il materiale di cui sono fatti.

Per l’Europa è una notizia che nel breve periodo non comporta grossi problemi. La quota della Russia nelle importazioni di gas è diminuita di due terzi. Prima della guerra era il 45% del fabbisogno, ora è arrivata al 14%

In Europa si annunciano indagini e la Russia si è detta pronta a considerare le richieste per un’indagine con i Paesi dell’UE. Mosca intanto ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza che si terrà Venerdì 30 settembre. Per l’UE la priorità è garantire la sicurezza delle infrastrutture energetiche.

L’Italia schiera navi e robot per la difesa dei gasdotti

Dopo poche ore le esplosioni dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 il capo di Stato maggiore Cavo Dragone d’intesa con il ministro della difesa Lorenzo Guerini è partito il piano per potenziare le arterie strategiche che attraversano il Mediterraneo.

A partire dai tre gasdotti che passano nel Canale di Sicilia”, spiega Cavo Dragone: “Due navi dotate di piccoli sottomarini teleguidati monitoreranno i punti chiave delle condotte. A bordo ci sono squadre del Gruppo Operativo Subacquei”. Ci saranno verifiche a campione lungo le infrastrutture che trasferiscono l’energia dal Maghreb verso l’Italia.

La più importante è il Transmed che parte dall’Alegria, ed ha un ruolo fondamentale per l’indipendenza energetica russa. La missione è stata affidata a cacciamine Numana che dispone di due robot telecomandati in grado di scendere a seicento metri. Lo affiancherà la Anteo, nave specializzata nei soccorsi ai sommergibili con strumentazioni hitech. In partica l’Italia sta raddoppiando l’attività di prevenzione sui gasdotti nel Canale di Sicilia, e allo stesso tempo hanno intensificato i controlli anche dai cieli.

Da febbraio sia la Marina Militare che l’Aereonautica militare tengono sotto controllo tutti i moventi della flotta russa. L’attenzione russa si è ampliata dal Mediterraneo Orientale a quello centrale. Per questo già da agosto è attiva l’operazione “Mare sicuro” che ha cambiato impostazione trasformandosi in “Mediterraneo Sicuro”.

L’Europa cosa fa?

L’UE in questo momento di crisi dovrebbe a avere i mezzi a disposizione dai singoli stati per poter essere un attore forte, tale da essere protagonista in questa situazione delicata. La situazione sembrerebbe essere talmente delicata che l’Unione non può permettersi di rimanere ferma e incancrenita.

I 27 Paesi dovrebbero in questo contesto trovare un centro forte nell’UE per la risoluzione a tali emergenze che sembrano impossibile per i singoli stati nazionali.

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