L’incognita europea tra Nato e Russia

L’Europa è un insieme di popoli e stati. Questo insieme spesso ha bisogno di una voce grande e forte per affrontare le difficoltà. Al giorno d’oggi le nazioni europee per poter aver un dialogo alla pari con le altre super potenze hanno bisogno di unirsi per poter affrontare le sfide del cambiamento climatico, della transizione tecnologica e del reperimento delle materie prime.
Per unirsi c’è bisogno di uno stimolo o forse, di una leadership che sappia declinare in chiave europea i problemi che l’Unione si trova ad affrontare.
Nell’estate del 2021 Francia, Germania e Italia erano concordi per avviare un vertice UE-Federazione Russa e con esso un canale di dialogo con Putin ma tale proposta, nel consiglio europeo, non è stata sostenuta da diversi Paesi dell’area euro.
I paesi che, già per ragioni storiche hanno avuto un serie di momenti tesi con Mosca, ossia la Polonia, l’Ungheria e quelli Baltici, sono stati i primi ad opporsi all’idea di un summit con la Russia; a seguito si sono aggiunti anche Lettonia e Lituania. Tale decisione sembra che sia stata inutile per via dei problemi che oggi si sono creati nell’eurozona.
Guardando alle sfide attuali, infatti, è chiaro il motivo per il quale Francia, Germania e Italia volessero interloquire con Mosca. Il ritiro degli USA dal Medio Oriente e dalla Libia è stato sostituito dalla presenza dalla Russia. Pensare di poter risolvere la questione libica senza un dialogo con la Russia è utopico e per i popoli europei è fondamentale stabilizzare il paese nel quale transita la maggioranza dei migranti che dal Mediterraneo raggiunge l’Europa.
La Russia, inoltre, rappresenta un fornitore principale di gas per l’UE con il 43% delle importazioni e dall’anno scorso ha ridotto i flussi per l’Europa, probabilmente a causa del nuovo gasdotto Nord Stream 2 che collega direttamente la Russia alla Germania.
Questione gas
Il capo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia accusa la Russia di aver strozzato le forniture di gas all’Europa in un momento «di forti tensioni geopolitiche», e lo stesso Birol (direttore esecutivo dell’Iea) ha lanciato pesanti accuse a Mosca sul Financial Times per gli elementi di tensione nel mercato europeo del gas. Nella stessa nota aggiunge che i bassi flussi di gas verso l’Europa coincidono con l’aumento delle tensioni geopolitiche sull’Ucraina.
L’Ucraina da tempo ha manifestato la volontà di aderire all’Unione Europea e all’Alleanza Atlantica, volontà non esaudita a causa della Russia che, da parte sua, non vede di buon occhio l’allargamento ai suoi confini sia dell’Unione Europea e sia dalla NATO.
Kiev, allo stesso tempo è nell’occhio del ciclone per la questione energetica poiché sul suolo ucraino passano i gasdotti che dalla Russia trasportano il gas all’Europa. Tale operazione comporta che Mosca paghi a Kiev 3 miliardi di dollari all’anno, cifra che rappresenta una fonte fondamentale per le casse ucraine. Da una prospettiva russa, tutto sarebbe più facile ed economico tramite il gasdotto Nord Stream 2, il quale potrà trasportare in Europa, tramite la Germania, bypassando l’Ucraina, il gas russo.
Il gasdotto Nord Stream 2 è attualmente in fase di stallo perché per l’approvazione, secondo il regolatore tedesco, è necessario creare una società con sede legale in Germania e presentare una certificazione conforme alla legislazione europea.
Tutti questi elementi messi insieme dovrebbero fare in modo che l’Europa possa intervenire con una propria sovranità per fare in modo che la questione ucraina si possa risolvere una volta per tutte.
Nei mesi scorsi si è già assistito come anche la Bielorussia sia ricorsa a diminuire i flussi del gas russo verso l’Europa e questa mossa rappresenta una forzatura contro l’Europa. In questi giorni pare che si sia riaccesa la questione ucraina che è fondamentale per l’UE.
I bassi flussi di gas stanno provocando il caro bolletta per i cittadini europei e i prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità sono saliti a livelli record. La Russia insiste sul fatto di aver adempiuto a tutti i suoi contratti di fornitura ma è accusata, sia da analisti, che da politici, per trattenere le forniture dallo scorso anno.
La società statale del gas russa, Gazprom, punta ad ottenere l’approvazione per il gasdotto Nord Stream 2.
La posizione dell’Unione Europea
Ovviamente, dopo tali avvenimenti, i 27 leader membri dell’UE sono frustati e preoccupati. Ecco perché oggi, come non mai, diventa evidente che l’Europa deve essere protagonista, e che soprattutto dovrebbe assumere una posizione di forza, tale da consentire di far sentire la sua voce nella questione con la Russia. Se i popoli e i governi europei non colgono questa occasione, faranno in modo che il continente europeo si riduca ad una terra di popoli e governi vassalli. Tant’è vero che, nei colloqui di Ginevra tra Russia e USA, si è discusso dell’Ucraina senza interpellare l’UE. Questo è un dettaglio importante e allo stesso tempo allarmante per gli europei, che evidentemente non hanno un peso sui rapporti di forza con Putin. I paesi dell’Europa sono comunque inclusi in questi confronti tramite la Nato e l’OSCE. Entrambi questi gli organi nelle ultime settimane sono stati impegnati in tavoli con delegazioni russe proprio per venire a capo della situazione.
Macron, durante il suo ultimo discorso al Parlamento europeo per il semestre di presidenza francese, ha ribadito che il dialogo con la Russia non è un’opzione, ma una necessità come indicano la geografia e la storia. In questo modo Macron tenta di inserire l’Unione Europea nel confronto tra USA-Russia e, in quest’ottica, si spingerà per fare in modo che l’UE abbia un ruolo da protagonista nella partita con la Russia e gli Stati Uniti. Nello stesso discorso aggiunge che verrà definita una proposta europea per un nuovo ordine di stabilità e sicurezza, che sarà poi condivisa in ambito Nato.
Preparativi di guerra
Tra Nato e Russia continuano ad esserci tensioni e provocazioni. Mosca invia sul fronte ucraino mezzi e militari russi, mentre in Bielorussia prepara un’esercitazione militare con le truppe russe, che si terrà al confine con la Polonia e Lituania, due paesi Nato.
L’Ucraina, temendo un loro lungo stanziamento, fortifica le sue difese ricevendo armi e aiuti dai Paesi Nato. In particolare dagli Stati Uniti, che hanno donato 200 milioni di dollari di nuovo equipaggiamento militare, dal Regno Unito tramite attrezzatture anticarro, e dall’UE la cui Presidente della Commissione ha affermato che destinerà 1,2 miliardi di euro di aiuti a Kiev.
Movimenti di forze armate si registrano anche sul Mar Baltico dove, sia Danimarca che Svezia hanno rafforzato la loro forze militari in chiave antirussa. La Germania, in tutto ciò, con la sua Ministra degli Esteri si è impegnata a rilanciare i colloqui tra Kiev e Mosca nel “formato Normandia” tra Germania, Russia, Ucraina e Francia. Nel corso dei colloqui tra i rispettivi capi della diplomazia tedesca e ucraina, la prima ha promesso piena solidarietà e aiuti sulla cyber sicurezza ma nulla riguardo le armi.
Il governo tedesco sulla questione del Nord Stream 2 sembra diviso: la ministra degli esteri Baerbock propone la cancellazione, il Cancelliere Scholz vorrebbe lasciarlo fuori dai negoziati con la Russia. Questa incertezza e divisione ovviamente si ripresenta anche a Bruxelles, che minaccia forti sanzioni, ma teme comunque i costi economici.
Dal canto suo il Presidente Americano Biden sa bene di questa impasse e mette fretta ai governi europei per una bozza di sanzioni, per la quale serve un voto unanime in consiglio in un momento in cui la Russia fa pressione riducendo i flussi di gas verso l’Europa.
In questo scenario critico le maggiori diplomazie internazionali stanno provvedendo dell’evacuamento del personale delle ambasciate di Kiev a causa della «minaccia crescente» mentre Mosca annuncia di non voler acquistare la valuta estera sul mercato interno attuando il meccanismo delle regole di bilancio. Tale decisione è stata presa per ridurre la volatilità dei mercati finanziari e aumentare le prevedibilità degli interventi delle autorità monetarie.
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