QUESTA NUOVA AMERICA PUO’ GUIDARE L’OCCIDENTE?

L’attuale modus operandi della nuova amministrazione americana sta creando scompiglio tra gli alleati storici degli Stati Uniti. L’Unione europea dopo la pandemia da Covid-19, la guerra in Ucraina e la crisi in Medio-oriente, vive una nuova prova dove cerca di avere una propria autonomia decisionale. Le scelte economiche di Trump e i suoi discorsi rendono un po’ tesi le relazioni tra le due sponde dell’oceano Atlantico, mentre la destra europea prova a mediare. Ma la destra europea media per l’Ue o per gli interessi nazionali?
La nuova amministrazione americana sta segnando un cambio di passo, sia negli affari interni al Paese, sia nell’ambito delle relazioni internazionali.
ISTRUZIONE: la chiusura del dipartimento dell’Istruzione è un punto fisso della destra americana, che considera l’istruzione pubblica federale troppo progressista ed inclusiva. Tant’è vero che Musk ha affermato che l’istruzione è un costo inutile. Attualmente il dipartimento dell’istruzione federale gestisce circa 18,4 miliardi per le scuole nelle aree più povere e 15,5 miliardi per sostenere studenti diversamente abili e 1.600 miliardi per i prestiti agli studenti. L’ordine esecutivo firmato dal presidente Trump a fine marzo ha l’obiettivo di lasciare la materia dell’istruzione pubblica alla sola competenza dei governatori locali degli stati americani.
SANITA’: uno dei primi ordini esecutivi del nuovo presidente è stata l’uscita degli USA dall’OMS. L’ordine è stato firmato il 20 gennaio, ma l’addio ufficiale è previsto per gennaio 2026. L’ordine firmato da Trump ha comportato la rivisitazione dei budget, dei programmi e delle priorità dell’organizzazione. Il principale motivo dell’abbandono americano è sicuramente la disparità dei contributi versati rispetto alla Cina in base al numero dei propri cittadini. Gli Stati Uniti versano di più rispetto ai cinesi sia come contributi tradizionali, che quelli volontari.
Invece in merito alla sanità interna, la nuova amministrazione sta valutando, come citato in un documento di bilancio preliminare per il 2026, di tagliare circa 40 miliardi di finanziamenti al dipartimento della salute col fine di rivedere le agenzie sanitarie federali che supervisionano la sicurezza dei farmaci e dell’alimentazione.
IMMIGRAZIONE: il nuovo presidente pare voglia impressionare gli americani con foto e video di persone incatenate e imbarcate negli aerei militari per dimostrare di mettere in pratica le promesse della campagna elettorale. La questione dell’immigrazione è un tema molto sensibile all’opinione pubblica, ma i rimpatri sono sempre avvenuti anche con le precedenti amministrazioni. Dai tempi di Obama ad oggi la media della deportazione di immigrati irregolari si aggira intorno ai 300 mila espulsioni all’anno, con picchi più alti proprio con Obama. La differenza sostanziale sta nei metodi. Mentre prima le precedenti amministrazioni, una volta espletato le pratiche in base alle leggi vigenti, usavano mezzi più economici per deportare gli immigrati irregolari tramite bus. Ora con l’impiego di mezzi delle forze armate, spesso aerei militari, ha lievitato i costi di queste iniziative. Ma oltre al danno economico c’è un danno d’immagine degli Stati Uniti d’America dato il metodo di detenzione delle persone e l’utilizzo improprio di foto e video.
DAZI E RELAZIONI INTERNAZIONALI: l’annuncio prima e poi l’imposizione unilaterale dei dazi a Paesi amici e non, hanno sconvolto il quadro delle relazioni internazionali. Gli USA dal secondo dopoguerra in poi hanno basato il loro soft power proprio sul libero scambio e il libero accesso ai mercati, questa mossa dei dazi ha comunque lacerato in parte i rapporti con gli storici alleati, europei in particolare. Il repentino cambio di idea sui dazi e l’imprevedibilità delle misure di Trump, con varie sospensioni ai suo ordini esecutivi in merito al commercio internazionale, hanno reso gli USA inaffidabili sul piano politico ed economico.
Dopo l’annuncio dei dazi i ministri del commercio della Corea del Sud e del Giappone hanno incontrato, a Seul, l’omologo cinese per aumentare la loro collaborazione commerciale e rilanciare la diminuzione dei dazi tra i Paesi firmatari del RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership). La Cina non ha rapporti ottimi con Seul e Tokyo, ma punta con questo tentativo di capitalizzare sul malcontento causato dalle politiche commerciali americane. Inoltre Pechino rilancia la cooperazione economica internazionale promuovendo accordi commerciali con molti paesi asiatici.
Nel precedente articolo descrivevo gli USA come un gigante dai piedi d’argilla. E se tutte queste iniziative sui tagli interni sono dei rimendi per i bilanci pubblici e la prova muscolare coi dazi un bluff?
L’Unione europea si trova, di nuovo, in mezzo a due fuochi. Le istituzioni europee si trovano davanti ancora ad un banco di prova, la necessità di rivedere il funzionamento dell’Unione è priorità alla luce dei cambiamenti che stanno avvenendo sulla scena mondiale. I partiti di destra europei dopo l’insediamento di Trump si sono incontrati a febbraio di quest’anno all’evento intitolato Make Europe Great Again, adattando il celbre slogan trumpiano nella sua forma europeizzata. Il modello culturale che portano avanti si basa su quello che succede negli Stati Uniti.
Le recenti dichiarazioni del presidente USA sulla guerra in Ucraina e sugli europei hanno diviso le cancellerie del vecchio mondo su quale linea portare avanti.
Giorgia Meloni prova a mediare tra Washington e Bruxelles in merito alla questione dazi, mentre l’Ue resiste e ribadisce la volontà di non allinearsi alle scelte della Casa Bianca. Il commissario Ue per l’economia, Valdis Dombrovskis ha affermato, sui dazi americani: “imporre dazi contro di noi non è il modo migliore per mantenere alleati”.
La Cina nel frattempo da un segnale forte, chiude gli investimenti nei fondi private equity USA e altri investitori internazionali, come Ue e Canada, stanno rivalutando l’esposizione al private equity americano. Questo significa che i fondi sovrani cinesi, sostenuti dalla stato, hanno interrotto gli investimenti di capitale nelle imprese americane, anche quando le operazioni vengono effettuate da attori non statunitensi.
L’Ue in questa nuova prova, tra problemi politici interni e crisi alle porte, sarà capace di rivedere la struttura e le sue priorità e darsi un futuro? La destra europea guarderà all’interesse nazionale o a quello europeo?
0 commenti