USA: il gigante dai piedi d’argilla?

Se metti una rana in una pentola piena di acqua bollente, la rana schizza fuori immediatamente; se la metti in una pentola piena di acqua fredda e piano piano alzi la temperatura, la rana si adatta progressivamente al calore e, quando l’acqua diventa bollente, non ha più la forza di reagire e muore. Noam Chomsky
Negli ultimi anni il debito pubblico americano è aumentato ed oggi ammonta a circa 28,3 mila miliardi di dollari di cui il 70 % si è accumulato negli ultimi 25 anni. In questo periodo di tempo gli USA registrano l’incremento del proprio debito pubblico per pagare solo le spese correnti e gli interessi delle obbligazioni sottoscritte. In altre parole in questa situazione l’avanzo primario, ovvero la differenza tra le entrate e la spesa pubblica, non copre gli interessi del debito, costringendo Washington ogni anno a indebitarsi per mantenere in vita la sua macchina amministrativa ed i servizi che offre.
In questo contesto è utile avere degli indici che ci diano una chiara rappresentazione della situazione, come il rapporto debito Pil, il quale misura il debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo, e fornisce un’idea di indebitamento in relazione alla capacità di generare ricchezza. Negli USA questo indice è quasi al 100% e secondo alcuni organi del Congresso potrebbe salire ancora nei prossimi anni. Questo parametro indica il peso che ha il debito pubblico sulle finanze dello Stato, ovvero quanto ogni anno il governo deve restituire ai suoi creditori che hanno acquistato titolo di Stato.
Il deficit americano, ovvero la situazione in cui le uscite superano le entrate, è rivisto al rialzo per i prossimi anni coprendo oltre il 5% del PIL. Mentre la spesa per interessi nei prossimi anni salirà a circa 21mila miliardi, con una crescita media del 4% sul PIL dal 1975 al 2024. Per mettere tutto questo in prospettiva, le entrate dello Stato oggi valgono solo il 17,3% del PIL nazionale e aumenteranno solo dell’1% nel 2035, mentre la spesa pubblica lieviterà di ben 3 punti percentuali del PIL in più. Gli interessi del debito americano negli ultimi 4 anni sono più che raddoppiati ed oggi ammontano a circa 880 miliardi. Questo costo assorbe oltre il 10% del bilancio federale.
È risaputo che gli USA hanno dei punti di forza che consento loro, appunto, di permettersi questo indebitamento, come la forza del dollaro sul mercato mondiale, un’economia integrata a livello mondiale, le agenzie di rating e la sua solidità davanti ai mercati, il suo soft-power, la sua forza energetica (produzione di petrolio e gas in particolare) la sua forza militare che le consente di garantire la libera navigazione nel mondo.
Questi fattori inducono comunque gli investitori a ritenere gli USA un Paese sicuro e sostenibile dal punto di vista economico-finanziario, ma si può dire lo stesso dal punto di vista sociale? La forbice che divide la popolazione ricca da quella più bisognosa ogni anno aumenta, tanto che un’altra voce di costo, molto alta, per il bilancio federale è il programma Medicare (che da assistenza al 25% della popolazione americana) il quale assorbe una buona fetta di interessi sul debito ogni anno. Ad oggi è circa il 13% degli interessi sul debito che il governo paga ogni anno.
Negli ultimi anni vi è stato un aumento dell’immigrazione ispanica negli stati del sud, la delicata situazione del fentanyl e l’aumento del tasso dei suicidi pongono alla classe dirigente americana di occuparsi di più ai problemi interni e fare una cernita delle questioni estere.
La logica della destra americana, che ora guida la Casa Bianca, è quella del capitalismo neo liberista, ovvero dove l’homo economicus deve provvedere da sé per garantirsi alcuni servizi. L’esempio è l’assistenza sanitaria che viene garantita da una polizza assucurativa privata.
La retorica trumpiana sulle tasse, sui tagli e sulla sua volontà di ritirarsi da alcuni contesti dispendiosi, come l’Ucraina e rivedere gli accordi Nato, oltre a mera propaganda politica potrebbero nascondere delle difficoltà di fondo. Ad oggi abbiamo visto come la nuova amministrazione americana, con il nuovo dipartimento all’efficienza, ha come obiettivo il rivedere il comparto pubblico. L’annuncio di licenziamenti e lo smantellamento del dipartimento all’istruzione sono mosse politiche e mostrano come gli Stati Uniti vogliano rivedere le questioni interne.
L’attuale amministrazione americana sulla credibilità si gioca tutto, in particolare, il presidente Trump evidenzia la sua forza nell’ambito diplomatico di scegliere unilateralmente i dazi e le percentuali sui prodotti esteri. L’annuncio di dazi in alcuni casi ha seguito poi posticipazioni o nulla di concreato generando caos sui mercati e perdita di credibilità all’estero.
Con la conferenza di Monaco l’intervento di Vance ha lasciato molte perplessità su come gli USA vogliano portare avanti il loro rapporto con gli alleati della NATO e non solo. Il colloquio/disastro con Zelensky nello studio ovale ha allarmato l’Europa che è sempre stata oggetto di difesa americana, ed oggi l’Ue è impegnata in un dibattito interno su come difendere il continente e provvedere da sé in vista di un totale abbandono americano.
Negli ultimi anni ci sono stati due segnali che hanno indotto a molti a credere che gli Stati Uniti stessero vivendo una fase di debolezza, l’assalto al Capitol Hill e il ritiro/disastro dall’Afghanistan. La nuova triade americana composta da Trump, Vance e Musk, forse, hanno intenzione con una politica di forza di mostrarsi forti e pronti a qualsiasi evenienza per portare avanti solo l’interesse americano, ma questo sta creando tensioni nei rapporti con i propri alleati in ambito diplomatico, ma anche economico. I recenti crolli finanziari ed il rischio una perdita sulla sipremazia americana sull’AI e l’assenza di alcuni generi alimentari nei supermercati mostrano un’immagine di un gigante si, ma dai piedi d’argilla che pensava di risolvere complesse questioni con dichiarazioni muscolari. Per quanto può durare questo modo di fare americano? E se tutto fosse un bluff? Come è stato interpretato il colloquio nello studio ovale con Zelensky dagli alleati e amici degli Stati Uniti che oggi sono chiamati a rivedere gli equilibri internazionali? La guerra commerciale annunciata è utile agli USA in questo momento storico dove la loro globalizzazione può essere rivista e de-globalizzata?
Dopo il ritiro dall’Afghanistan la propaganda cinese nei confronti di Taiwan si basava sul fatto che gli americani seducano i propri alleati per i propri interessi per poi abbandonarli nei momenti di difficoltà. Il colloquio nello studio ovale potrebbe essere interpretato in questa maniera visto i metodi utilizzati dal presidente e dal suo vice, e data la situazione di stallo nei colloqui di pace tra Ucraina e Russia.
La situazione europea vive anch’essa molti interrogativi. Il dibattito sulla difesa comune ha ancora nodi da scogliere, in particolare capire le proprietà difensiva che si dovrebbe dare l’Unione Europea. Gli Stati Uniti che dal secondo dopo guerra sono stati visti come leader del mondo occidentale, basando la loro politica sull’esempio e su una narrazione improntata ai valori fondanti del sistema liberal-democratico, oggi si trovano con un’amministrazione che punta tutto sulla forza, imponendo la loro volontà senza ascoltare le ragioni degli altri e con dichiarazioni che toccano gli affari interni dei singoli stati. Con questo modus operandi, gli USA, per quanto tempo ancora resteranno i leader del mondo occidentale?
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