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Mezzogiorno d’Italia: chiave di volta della sicurezza nazionale. Il caso della Sicilia

Italia, Unione Europea | 2 commenti

Pe camminare con le proprie gambe è fondamentale per il Bel Paese dotarsi di una rete infrastrutturale.

<<Un’oncia di sudore oggi eviterà sempre un gallone di sangue domani.>> Generale George Smith Patton.

Il ventre molle

La storia insegna ma spesso viene dimenticata perché non insegnata e non apprezzata. Per molti la Storia, come materia d’istruzione, è considerata un peso, come un qualcosa di inutile che dovrebbe lasciare spazio ad altri saperi. D’altronde anche diversi ministri dei vari governi italiani hanno la stessa opinione sulla Storia, alimentando, nell’opinione pubblica e nei giovani soprattutto, quell’idea che la storia fosse finita. La Storia non è finita. Anzi, ogni giorno ci ricorda che prima o poi potrebbe bussare alle nostre porte.

Quando una comunità dimentica il proprio passato non ha futuro.

La Sicilia sotto questo aspetto è molto fondamentale. Essa è l’isola più grande del mar Mediterraneo per superficie e popolazione, con una posizione geografica che la pone al centro tra l’Europa, l’Africa ed il Medio-oriente. Questi fattori hanno fatto in modo che ella fosse il teatro perfetto per alcuni eventi importanti della nostra storia, non solo italiana ma anche occidentale.

Nella nostra storia recente sono due i casi da evidenziare:

  • Lo sbarco a Marsala fu il momento che diede inizio alla famosa spedizione dei mille di Giuseppe Garibaldi l’11 maggio del 1860. I garibaldini a bordo dei vapori Piemonte e Lombardo, partiti da Quarto, dopo cinque giorni di navigazione entrarono nel porto di Marsala, sconfiggendo le forze borboniche, occupando la città, dando poi al via ad una serie di battaglie nel Regno delle Due Sicilie che portarono all’unità d’Italia.
  • Lo sbarco in Sicilia del luglio del 1943 ha segnato un punto di svolta nella campagna militare del mar Mediterraneo delle forze alleate. La rapida conquisa dell’isola aprì un varco verso il continente europeo controllato dalla Germania nazista e fece accelerare il processo di disgregazione del regime dittatoriale fascista di Mussolini in Italia.

Questi fatti dovrebbero porre molta più attenzione ad un’isola che strategicamente rilevante per l’Italia. Il Mediterraneo vive una fase delicata. L’emigrazione senza fine da parte dei popoli africani, le presenze di guerre in Medio-Oriente, la Turchia molto attiva, sia su mare che su terra, la possibilità di un inserimento della flotta russa in Libia, dopo la perdita della Siria e l’assenza degli USA nel nostro estero vicino, ci impone una svolta radicale per difendere l’Italia ed i nostri interessi nazionali.

Costruire un ecosistema favorevole

Dato il grave momento storico la Sicilia dovrebbe essere al centro della strategia geopolitica italiana. La Sicilia, per via dei fattori precedentemente citati, potrebbe essere la base per regolare l’accesso al tirreno, ma anche per esercitare influenza sulle rotte commerciali per via dello stretto che la divide dall’Africa continentale.

Un dato negativo che presenta l’isola è la carenza di infrastrutture, sia civili che militare, è questo mostra come ci sia una scarsa percezione geopolitica nella classe politica e nell’opinione pubblica.

Salta subito all’occhio l’assenza di un collegamento diretto tra l’isola ed il resto del Paese. Esso sarebbe fondamentale nel caso in cui servisse far confluire sull’isola uomini e mezzi per qualsiasi tipo di operazione. Costruire un ecosistema favorevole non significa solo potenziare le infrastrutture già esistenti e costruirne di nuove, ma soprattutto creare delle condizioni per uno sviluppo umano che le permetta di essere un ponte naturale nella sponda meridionale del Mediterraneo da cui dipende il futuro del Paese.

Delle ipotesi che potrebbero essere intraprese sono quelle di iniziare un dialogo con le grandi imprese che hanno forti legami con i Paesi africani per cercare di costruire legami culturali sull’isola. Un’altra ipotesi per un ecosistema alternativo è quella di favorire una cultura istituzionale che tolga spazio ad altri attori tramite un lavoro pedagogico.

La Sicilia come ponte, tra diplomazia e gas.

Com’è ampiamente noto, con l’invasione russa ai danni dell’Ucraina, la questione gas è prioritaria visto l’utilizzo fatto come arma per far desistere i Paesi dell’Ue dall’aiutare Kiev. Infatti l’Ue prima del 24 febbraio 2022 aveva una forte dipendenza energetica che veniva soddisfatta da Paesi extra-Ue, tra cui il maggiore era la Russia.

L’Italia, per esempio, importava circa il 40% del suo fabbisogno energetico da Mosca. Con la guerra Roma ha dovuto rivedere la sua strategia ponendo il suo sguardo al suo estero vicino (Mediterraneo, Africa e Medio-oriente). Tramite le attività esplorative dell’Eni nel Mediterraneo orientale negli ultimi anni hanno portato alla scoperta di nuovi giacimenti che hanno un margine potenziale molto alto.

In Algeria e Libia, invece, ci sono rispettivamente la seconda e la quarta maggiore riserva di gas accertata del continente nero. Questi fatti dovrebbero spingere sempre di più il governo italiano ad attuare politiche strategiche avendo al centro il potenziamento della Sicilia, in vista anche di nuovi progetti che potrebbero collegare l’Europa con l’Africa. Esempi sono il gasdotto trans-sahariano che collegherebbe la Nigeria all’Algeria. E da qui all’Italia ed all’intera Europa continentale. L’idea si è già discussa nel 2009 ma fu messa da parte, ora data la questione energetica i piani sono stati recentemente rilanciati.

C’è un altro progetto in ballo, il SoutH2 Corridor, il gasdotto che l’Ue ha inserito ni progetti strategici di interesse comune, il quale collegherebbe il Nord Africa alla Sicilia, e dall’isola fino all’Austria ed alla Germania. Questi progetti devono stimolare il nostro Paese a continuare a perseguire “il Piano Mattei” di far diventare il Bel Paese un hub energetico.

Per tale motivo l’Italia deve riscoprire la sua naturale vocazione marittima e concentrare politiche di sviluppo locale nel Mezzogiorno le quali potrebbero essere traino per l’intero Paese.

2 Commenti

  1. Vincenzo Esposito

    Una riflessione breve ma con spunti interessanti di diverso ordine. Apre a prospettive e a vedute sulla geopolitica euro-mediterranea e sul Mezzogiorno che ne svolge potenzialmente un ruolo critico. Interessante l’attenzione al capitale umano. Forse la chiave cooperativa può essere un ulteriore elemento da valutare. Spero in un secondo articolo dell’autore sul tema.

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    • Raffaele Scala

      Ciao Vincenzo, è un vero piacere leggere un tuo commento alla mia analisi. Sicuramente il mezzogiorno d’Italia in questa fase storica ricopre un ruolo importante per l’intera nazione e ci saranno altri altri articoli che pubblicherò sul tema. Mi piacerebbe però svilupparli con studiosi del settore per offrire, a chi legge Resbellum, punti di vista tecnici su come rilanciare il meridione in un quadro euro-mediterraneo in piena evoluzione. Spero di incontrarti presto per confrontarmi con te su temi a te molto cari.

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