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Quale futuro per l’UE?

Unione Europea | 0 commenti

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe incidere sul destino dell’Ue. Tra le politiche commerciali, quelle sul clima e sulla difesa, il nuovo presidente potrebbe far creare fratture tra Washington e Bruxelles. La mancanza di coraggio da parte degli Stati membri dell’Ue di adottare riforme strutturali per migliorare l’Unione potrebbe costare caro alle istituzioni comunitarie. La vittoria repubblicana fa eco ai partiti dell’estrema destra in Europa, i quali potrebbero spingere sull’acceleratore per aumentare i propri consensi. Il caos in Germania ed in Francia risuonano in tutta Europa mettendo in allarme l’Unione. Poi la situazione di stallo in Romania, tensioni in Corea del Sud e con gli scontri che riprendo in Siria possono essere ulteriori segnali dell’equilibrio precario a livello internazionale.

Contesto politico

La vittoria di Trump ha avuto una forte risonanza per i partiti di estrema destra europei, infatti molti leader hanno trionfato al ritorno del repubblicano alla Casa Bianca, ma soprattutto per la sua retorica contro l’immigrazione, sul protezionismo economico e sul rivedere gli assetti internazionali.

Negli ultimi anni in Europa l’estrema destra, con più o meno le stesse retoriche di Trump, ha preso piede in campo politico, e questo lo si può notare sia nelle singole nazioni, che in ambito europeo. Nel giugno di quest’anno all’elezioni europei, i partiti di estrema destra hanno ottenuto 187 eurodeputati divisi in tre gruppi:

  • Europa delle Nazioni Sovrane, gruppo dell’AfD in Germania;
  • Patrioti per l’Europa, in cui si trova la Lega (Italia), Vox (Spagna), Rassemblement National (Francia) e Fidesz (Ungheria);
  • Conservatori e Riformisti europei, gruppo che comprende il maggior partito di governo in Italia, ovvero Fratelli d’Italia ed il partito Legge e Giustizia (Polonia).

Il cambiamento culturale nel linguaggio e nell’azioni politiche unite ai problemi economici sono elementi che hanno portato negli ultimi anni ad essere attenti alle dinamiche populiste ed estreme. Inoltre se poi all’interno dell’Ue si aggiunge la questione del debito comune per aiutare i Paesi in difficoltà, questo alimenta tensioni politiche tra gli Stati, minacciando lo sviluppo di una risposta comune per difendere gli interessi dei 27.

La Germania

Il primo Paese a trovarsi in difficoltà è la Germania, la quale aveva basato la sua politica energetica per l’industria sugli idrocarburi russi.
Ma la guerra in Ucraina ha causato la distruzione dei gasdotti Nord Stream mettendo in difficoltà il governo tedesco su come reagire alla crisi economica.

Dal post covid-19 molte economie europee hanno goduto di uno slancio, ma quella tedesca ha recuperato ben poco, mostrando delle lacune sul modello di sviluppo che ha reso la Germania la “locomotiva dell’Europa”. Questa situazione di stallo rappresenta un rischio per l’Ue. La Germania è la prima economia del continente per dimensione del PIL e la terza al mondo, con un’industria molto integrata con quelle degli altri paesi: quasi due terzi delle importazioni tedesche arrivano dai paesi europei, e il PIL tedesco conta quasi un quarto di quello dell’Unione Europea.

Inoltre, la crisi dell’automotive ha evidenziato, sempre in Germania, ulteriori criticità prodotte dalla concorrenza dei produttori cinesi, che pone ai big del settore dei costruttori tedeschi la possibilità di chiudere stabilimenti.

La crisi tedesca rischia di avere effetti sull’Unione europea.

La Francia

La caduta del governo Barnier in Francia mostrerebbe ancora di più quanto delicata sia la situazione politica in un Paese che negli ultimi anni, insieme alla Germania, ha guidato le istituzioni comunitarie.

Il governo Barnier, dopo soli due mesi dall’insediamento, cade sulla legge di bilancio, creando così un’altra crisi politica in Europa dopo quella tedesca.

Il motivo della crisi francese è il deficit pubblico nel bilancio dello stato che non sarebbe passato in parlamento, tanto da far ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione francese per approvare la legge.

Barnier, al momento dell’incarico, aveva il compito di ridurre il debito pubblico per evitare un rischio di una crisi finanziaria. Il piano includeva tagli alla spesa per 40 miliardi di euro e aumenti fiscali per 20 miliardi. Tuttavia, le misure sono state aspramente criticate a livello interno, in particolare dal RN e dalla Nuova Unione Popolare, che vedono il bilancio come eccessivamente austero e dannoso per i cittadini. Ora Macron deve individuare un nuovo primo ministro e dare stabilità al Paese minimizzando le previsioni di una crisi finanziaria.

Ue, la tempesta perfetta è inevitabile?

L’egemonia politica ed economica della Germania e della Francia in Europa sono un dato di fatto, ma le loro crisi potrebbero avere dei riflessi sull’Unione aprendo così una nuova fase. La crisi industriale che sta colpendo l’Europa in Germania è più forte rispetto ad altri paesi. Uno degli effetti della crisi, a livello politico, è l’indecisione su come affrontare questa emergenza tra i partiti di governo, portando così il cancelliere Scholz a licenziare del ministro delle finanze Christian Linder, leader dei liberali.

La Francia che ad oggi si trova senza governo con un’economia sotto pressione rischia di aumentare la fragilità dell’Europa.

Il motore franco-tedesco che ha guidato per anni l’Ue, oggi si trova in una situazione di stallo, in un momento in cui le instabilità internazionali aumentano. L’annullamento del voto da parte della Corte Costituzionale rumena sull’elezioni è solo un esempio della delicata situazione che stanno affrontando i Paesi europei e l’Unione. L’annullamento del voto è avvenuto dopo la denuncia fatta dal Comitato Supremo di Difesa, il quale in un rapporto ha evidenziato attacchi cibernetici con l’intento di influenzare l’esito del voto tramite un trattamento preferenziale su TikTok  e di ingerenze russe nel processo elettorale.

La legge marziale annunciata e poi revocata in Corea del Sud accende i riflettori nel pacifico mentre nel mar Mediterraneo aumenta l’instabilità. La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria, vede nello scenario geopolitico regionale la vittoria della Turchia, membro della Nato e sostenitore principale della rivolta armata, e la sconfitta della Russia e dell’Iran sostenitori di Assad. Questi esempi sono dei pezzi del puzzle di una guerra mondiale a pezzi e del fragile equilibrio internazionale che sta vivendo un periodo di transizione.

L’Ue non ha un gran margine di manovra nella politica estera e osserva questi movimenti dalla finestra. L’Unione dopo la prova del Covid-19 e la guerra in Ucraina è messa di nuovo alla prova. Ma saprà rinnovarsi? Inizierà ad essere un attore forte nel bacino del Mediterraneo?  E l’Italia sarà l’ago della bilancia o si spingerà sempre di più a interagire con Ungheria e Polonia in Europa?

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